 Le cattive ragazze vincono sempre Grindhouse - A prova di morte Stile anni ’70, un recupero vintage di grande effetto
di Roberto Leggio Da qualche giorno si parla di Tarantino. Del suo genio, del suo flop, e della sua critica al deprimente cinema italiano degli ultimi anni. Su questo punto un regista “accreditato” come Marco Belloccio, l’ha definito ignorante e cafone. Ignorante non lo è proprio, dato che ama il cinema nella sua essenza più vera: il piacere dell’intrattenimento. Cafone, probabilmente. Però, dopo aver visto il suo nuovo film, eccezionale recupero vintage dei film di serie B degli anni ’70, viene da dire: ben venga la cafonaggine. Grindhosue – A prova di morte è un film cafone, violento (quanto basta), sexy (un po’ alla Russ Meyer), iperdialogato, grottesco e divertente. I personaggi poi sono tagliati con l’accetta, proprio come i film di cui Tarantino è cresciuto, si è cibato ed ha digerito.

Non per nulla, non ha mai fatto mistero che quel cinema è stato fonte ispiratrice del suo lavoro di cineasta. Quindi, prendersela con lui, per il cinema che fa (e per come lo fa), è un po’ come sparare sulla croce rossa. Grindhouse (che mutua il nome dai cinemini dove venivano proiettati due o tre film di fila) racconta la storia di uno stuntman psicopatico che si diverte a spiaccicare le teste sul parabrezza a ragazze invitate a fare un giro sulla sua truccatissima macchina nera. Nella prima parte compie una vera e propria strage (gambe e teste mozzate in un impatto ad altissima velocità), mentre nel secondo tempo (come se si trattasse di un altro film) male lo coglie un terzetto di donne bellissime e agguerritissime, che lo “accartocciano” come si conviene. La parola fine si piazza in fermo immagine, dopo un colpo di Kung-Fu bene assestato, omaggio proprio ad un genere mai in via d’estinzione.

Grindhouse- A Prova di Morte è un film cialtrone, dove tutto è frullato all’inverosimile con genialità frenetica, che non chiede niente e non si presta nell’essere un capolavoro. Però diverte senza pretese, e si sorride rimanendo affascinati per le rigature, i salti di pellicola, la voce fuori sincrono, di cui la pellicola è “volutamente” piena. Citazioni su citazioni (Kill Bill, per il trillo di un cellulare; La Macchina nera, per il film omonimo; I Soliti Sospetti, per una frase buttata lì dalle protagoniste), rendono questo film ancor più tarantiniano del solito. Il flop americano non ha reso giustizia a quest’accattivante opera concepita assieme a Robert Rodriguez (che ha diretto il vero secondo tempo del film dal titolo Planet Terror, che uscirà quest’autunno). Forse perché, il riprodurre vecchi film anni ’70, ha colto di sorpresa anche i fan più sfegatati. O forse perché, Tarantino ha ancora stravolto le regole del gioco. Stralunando beffardo un cinema tutt’altro che deprimente.
giudizio: * * *

(Venerdì 1 Giugno 2007)
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