 L'ultima fatica di Neil Jordan Breakfast on Pluto Un piccolo gioiello sull'etica dei sentimenti
di Samuele Luciano E’ possibile vedere entrare in un negozio d’abbigliamento un sacerdote cattolico a braccetto con un travestito e sentire quest’ultimo rivolgersi così al prete: “Come mi sta questo, papà?” Certo che è possibile, non sulla terra però, magari su Plutone. Forse è da questo divertente spunto che nasce il titolo del libro di Patrick Mccabe “Breakfast on Pluto”, la storia di Patrick "Kitten" Braden, trovatello nato tra gli anni ’60 e ’70 in un paesino dell’Irlanda, che impiegherà la vita a cercare la sua vera madre e a sopravvivere in una società conservatrice disseminata di violenze e terrorismo. Quello che ne trae Neil Jordan (Intervista col vampiro, Fine di una storia) è in soprattutto un film godibile, che non si sofferma sui disastri dell’IRA o sulla discriminazione del protagonista di sesso non catholically correct, e ci riesce perché sceglie un unico punto di vista, proprio quello di Patrick. La grande fantasia insita in questo personaggio (interpretato da Cillian Murphi) colora e deforma piacevolmente gli orrori che lo circondano ed è proprio con tale atteggiamento che spesso disarma i suoi occasionali nemici.

La narrazione di Jordan è dunque tutta incentrata sul protagonista, che con la sua filosofia (a pochi rischiosissimi passi dal buonismo) accattiva lo spettatore e gli rivela magicamente che questa comitiva di preti, gay e terroristi non vive su un altro pianeta, ma proprio sul nostro! Da antologia la scena in cui Padre Bernard (Liam Neeson) dichiara a Patrick di essere suo padre all’interno di un Peep Show londinese, come se fosse in un confessionale. Alla graziosa sceneggiatura si aggiungono un’assortita colonna sonora vintage Pop&Rock (Feelings, Caravan, The Rubettes di Sugar baby love, ecc.), scarpe con zeppa, pantaloni griffati a zampa d’elefante e una fotografia stregante. Anche per questo, del film, risultano indolori le due ore e rotte di durata e la rigorosa ripartizione in capitoli. (il numero di ogni capitolo compare volta per volta al centro dello schermo per un numero di 34 ). Tutto sommato un piccolo gioiello, dove l’etica è determinata dai sentimenti e non viceversa. Cillian Murphi comunque, travestito da pocahontas, ecciterebbe l’omofobo più convinto.
giudizio: * * * *

(Giovedì 24 Maggio 2007)
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