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Una pellicola deludente

Io, l'altro

Raoul Bova in un film molto pasticciato


di Piero Nussio


Peccato, poteva essere una buona occasione per il cinema italiano.
L’idea di dedicare un’opera ai difficili rapporti fra gli italiani e gli immigrati di area mediterranea è abbastanza nuova e sentita, se ne poteva una pellicola molto attuale e sentita. E la scelta di dedicare una pellicola a due pescatori, un italiano ed un tunisino, in alto mare fra Italia e nord Africa era sicuramente intrigante.

Peccato invece che in luogo di “un film teso e toccante” ne sia uscita un’opera piatta e noiosa. Raoul Bova, che negli anni ha sicuramente aggiunto esperienza alle doti fisiche naturali che l’hanno imposto agli inizi della carriera, avrebbe potuto chiedere maggiore rigore ad un film in cui è coinvolto anche dal punto di vista produttivo.


Invece si è preferito, come al solito all’italiana, affidare la regia all’inesperto soggettista tunisino Mohsen Melliti, presumibilmente ottimo scrittore –come il tema generale e la resa soggettistica dello stesso film dimostrano- ma altrettanto sicuramente scarso nella gestione dei tempi e dei ritmi cinematografici.
E non si venga a dire che la “calma piatta e noiosa” è una scelta stilistica, basta un raffronto con le pregnanze di contenuti di Ermanno Olmi in Centochiodi o con le opere dei registi dell’estremo oriente (Kim Ki-Duk, Wong Kar-Way, ecc.), per distinguere con chiarezza la scelta stilistica della lentezza dalla pura, semplice e banale noiosità.

Ma il problema non è né di tecnica né di stile, bensì della solita “arte di arrangiarsi (male)” tipica del nostro modo di agire: sembra quasi una barzelletta, ma il regista è inutilmente tunisino, l’interprete tunisino è invece inutilmente italiano (Giovanni Martorana).


Rimanendo nella barzelletta, tutti i sospetti si addensano sul capo del pescatore tunisino perchè si chiama di nome “Yousef”, esattamente come il ricercato “Yousef il terrorista”: lo sceneggiatore –vista la nazionalità- non ignora che Yousef è semplicemente il nome proprio tra i più diffusi del mondo arabo, perfetto equivalente dell’italiano Giuseppe (e guarda caso, sceglie di chiamare proprio così il pescatore italiano).

Ma allora, come è credibile che due soci, che da anni lavorano insieme, che hanno scelto di mettersi in proprio e di caricarsi un mutuo sulle loro fragili spalle per pagare la loro barca da pesca, possano arrivare a sospettare dell’altro solo per un banalissimo e diffusissimo nome di persona?


Se poi aggiungiamo che i due -come appare dal racconto- si frequentano anche al di là del lavoro e sono anche amici, che le rispettive famiglie passano le vacanze insieme, e che c’è una consolidata relazione sociale, allora bisogna dire che il “furore ideologico” ha veramente fatto perdere il lume della ragione –e della ragionevolezza- a tutti gli autori della sgangherata storia.

E dispiace ancora di più, perchè la problematica dell’altro, l’accettazione del diverso, le differenze culturali, sociali e religiose da colmare, sono un tema troppo serio perchè se ne faccia impunemente uno scempio del genere.


“Bellissima accoglienza da parte del pubblico americano”, “Una vera ovazione a Los Angeles” recitano i flan pubblicitari: che il cinema americano fosse messo male lo sapevamo già, ma che il pubblico degli States sia costretto all’ovazione da roba di questo tipo supera anche le più nere prospettive.
Un’ultima parola, invece, per il malcapitato spettatore nazionale. Avrebbe avuto la possibilità, se il film fosse stato dato in mano ad un onesto artigiano, di godersi una barca in alto mare e la vita dura ma interessante dei pescatori.

Nemmeno quello. Perso fra i suoi deliri quasi horror, il film si dimentica pure di dare un po’ di belle immagini di mare a quel povero pubblico in sala, cui magari avrebbero fatto piacere, attirato da Raoul Bova e dai trailer marinareschi...


Regista ed interpreti spiegano Io, l'altro
Melliti, Bova e Martorana
Un film contro la fobia del razzismo
Nelle sale da venerdì undici.

Una buona presenza scenica
Il sorriso dell'ignoto marinaio
Raoul Bova, malgrado il film...

Inedito e corrucciato ne "Io, l'altro"
Raoul Bova
Un pescatore bellissimo...



(Venerdì 18 Maggio 2007)


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