 La caccia è aperta... Prey Un thriller di Darrell James Roodt
di Samuele Luciano Per gli appassionati del genere “animali incazzati coi turisti” arriva nelle sale un film che spinge abbastanza sul pedale della spettacolarità e delle scene cruente, ma ben poco su quello dei rapporti tra i personaggi. E dire che ce ne sarebbero di pretesti per scrivere qualcosa di un po’ più curioso nella sceneggiatura del regista Darrell James Roodt (Yesterday) e di Wadlow & Mauman. L’ingegnere americano Tom Newman (Peter Weller) decide di far incontrare i suoi due figli Jessica e David con la sua nuova compagna Amy, per farli socializzare. Quale occasione migliore di un safari in Sud Africa? Ovviamente Jessica, che rimpiange l’amore finito tra i suoi genitori, vede Amy con occhi piuttosto diffidenti, anche se il padre l’ha conosciuta quando ormai era già separato. David invece, il più piccolo dei due, sembra più preso dalla vacanza. La famiglia occidentale postmoderna c’è tutta. All’alba, quando il sole africano troneggia sanguigno sopra la scarna vegetazione, la 14enne inviperita, il cucciolo borghese e “l’altra” sono pronti per andare in gita sul fuoristrada, ma senza il papà. Eh già, perché l’ingegnere americano unisce l’utile al dilettevole, quindi trovandosi in Africa dà un’occhiata ai lavori di edificazione di una diga lì vicino.

Il thriller prende il volo quando l’esuberante guida del safari opta per un’esuberante guida della jeep, effettuando un’imprevista deviazione sulla tabella di marcia. Da questo punto in poi l’improvvisata famiglia, barricata tra le sottili lamiere del veicolo, dovrà fare i conti con un branco di leoni affamati di carne umana. Ci sarebbe in questa occasione tutto lo spazio (claustrofobico) per giocare sull’imbarazzo tra i due ragazzi (soprattutto Jessica) e la girlfriend di papà, di colpo incastrati in una impasse terrificante e, come suggerisce lo stesso regista, di amplificare l’emozione dei personaggi a dispetto della poca azione, ma nei fatti risulta amplificato soprattutto il ruggito dei leoni.

Restano pertanto insondati l’aspetto animale dei rapporti umani e il disagio dell’uomo civilizzato di fronte ai pericoli più naturali, sciogliendo più furbamente i nodi psicologici nel sentimentalismo e mediante qualche trovata che fa sorridere a sorpresa. Al regista spetta comunque il merito di una lodevole quanto irta realizzazione scenica nel cuore della savana e della sensazionale direzione di belve autentiche. Weller si spoglia totalmente della virilità cibernetica di Robocop per immedesimarsi in un papà alla famiglia Bradford. Bridget Moynahn Amy, a metà tra Lara Croft e la donna bionica, incarna l’ormai noto modello della donna fashion che sa trasformarsi quando occorre in Rambo. A parte qualche comparsa africana, i leoni che hanno partecipato al film sono tutti nati a Los Angeles, e risiedono tuttora a Hollywood coi i relativi addestratori, a quest’ora forse sul bordo di una piscina.
giudizio: *

(Giovedì 17 Maggio 2007)
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