 Ritratto di un grande campione Maradona la mano de Dios Ottima interpretazione di Marco Leonardi
di Roberto Leggio Maradona, chi era costui? Il più grande giocatore di calcio, l’uomo che ha distrutto la sua carriera con la cocaina, o solamente un uomo che venuto dal nulla è diventato qualcuno? Cercare di mettere in luce tutte le contraddizioni di un campionissimo come lui, ci vorrebbero ore. O quanto meno un film di almeno tre o quattro ore. Ma in quel caso si arriverebbe all’agiografia. E ciò non delineerebbe la vita e le miserie di nessuno. Neanche di un “uomo” (uomo? Fenomeno?) come Maradona. Questo ragionamento deve averlo fatto anche Marco Risi, che a lui ha dedicato un film di poco meno di due ore, ma che per motivi ben precisi non giudica, non prende posizione, non rende mitico né umile il personaggio in sé. Maradona è un emblema. Quindi prendiamolo per quello che ricordiamo. Genio e sregolatezza. E quanto basta.

"El pibe de oro", prima di diventarlo era un bambino che amava il calcio più della sua stessa vita. Tanto che per salvare il pallone, in una notte di pioggia, cade in un pozzo nero…. I liquami putridi fanno da buona metafora a questo film e riempiono lo schermo per quasi tutta la sua durata, sempre li a ricordarci (e a ricordare a lui…) che dalla merda si può sempre uscirne… e finirci dentro. Perché dal quel momento in poi, in un lungo flashback, Dieguito rivive la sua esistenza, dall’infarto del 1999, indietro alle prime prodezze nei campetti di una squadruccia della provincia argentina, alla maglia del Boca a sedici anni, alla nazionale, al Barcellona, al Napoli, al famoso gol di mano contro l’Inghilterra nel 1986… e più avanti fino al definitivo declino durante il mondiale del 1994 negli Stati Uniti. Nel mezzo naturalmente c’è il suo rapporto con la cocaina, le presunte (o reali) frequentazioni con la Camorra, l’amore per Claudia e le scappatelle “prostitute” che il successo pretende.

Risi prende parte in causa e fa trasparire dalle immagini del film, il suo amore per il campione, lo filtra di salite e brusche cadute, senza mai dare una vera sferzata di regia. E sono proprio le mancate pennellate d’autore che rendono l’operazione piatta, quasi senza sussulti. Uno sguardo a senso unico nel quale non sono presenti le vicende legate al figlio “napoletano” mai riconosciuto, le fucilate ai giornalisti durante il suo ritiro forzato, la disintossicazione in Columbia e la conseguente guarigione a Cuba. Episodi che avrebbero dato più spessore all’uomo e al mito. Forse perché le pressioni di Claudia (ex moglie, ma che cura ancora adesso gli interessi del Pibe de Oro) sulla sceneggiatura non garantivano un’immagine limpida del grande campione. Di tutta l’operazione resta solo la buona interpretazione di Marco Leonardi, che ricciolone e l’andamento sbilanciato, incarna Maradona in maniera impeccabile da sembrare il suo vero clone.
giudizio: * *

(Giovedì 29 Marzo 2007)
Home Archivio  |