 Con "Black Book" sono tornato in Europa Paul Verhoeven Venti anni di ricerche per un film storico sul nazzismo
di Oriana Maerini  Roma. Paul Verhoeven ha incontrato oggi la stampa per promuovere il suo Black Book, film che segna il suo ritorno in Olanda, suo paese natio, dopo vent’anni passati negli Stati Uniti, dove ha diretto con passione blockbuster di tutto rispetto (Total Recall, Basic Istinct, Robocop, tanto per citarne alcuni). Il film narra una storia di spionaggio e resistenza che sembra uscita dalla penna di Ken Follett. The Black Book, però non ha nulla a che vedere con le vicende di amore e guerra dello scrittore britannico, anzi affonda le radici in una storia vera, così vera (il regista ha compiuto venti anni di ricerca storica) cha ha avuto un suo finale drammatico a guerra mondiale terminata. Infatti, la reale protagonista venne uccisa da ignoti a causa di una agenda (quella titolo, appunto) contenente, con molta probabilità, i nomi dei più insospettabili traditori e collaboratori dei nazisti. Una vicenda che già dalla fine, conteneva tutte le tematiche per un buon film. Ma realizzarlo non è stato facile, perché Verhoeven ha rincorso questo soggetto per circa trent’anni, anche perché assieme al suo sceneggiatore non riusciva a trovare un giusto epilogo alla storia. Il punto di partenza era sempre lo stesso: un gruppo di ebrei, tradito e massacrato nella zona fluviale dei Paesi Bassi e la conseguente ricerca spasmodica del traditore. Però è sempre mancato qualcosa. E finalmente, dopo anni di ripensamenti e cambiamenti di sceneggiatura (e con l’intuizione di utilizzare una donna come protagonista), il film si è potuto realizzare. Tanto che adesso The Black Book è diventato un piccolo caso che ha guadagnato diversi conoscimenti internazionali fra cui il premio Arca Cinemagiovani della Mostra del Cinema di Venezia che gli è stato consegnato oggi dal critico Enrico Magrelli.
Che effetto le ha fatto tornare a girare in Olanda dopo vent’anni negli Usa? Tornare in Olanda è stato fantastico. In realtà non mi sono mai americanizzato abbastanza perchè ho lasciato il mio paese quando avevo 47 anni. Girare un film nella mia lingua è stato molto bello perchè conosco le sfumature del linguaggio. Inoltre qui è pià facile interagire con gli attori, avere uno scambio. In America non poi certo dire a Tom Cruise di aiutarti a sviluppare il personaggio! In Europa ho trovato degli attori con un talento straordinario. L'unica difficoltà qui è rappresentata dal reperimento dei fondi. Il mio film, ad esempio, è il risultato di un "mosaico" di finanziamenti di molti paesi europei.
Come ha scelto gli attori? Volevo assolutamente Carice van Houten. Senza di lei non avrei potuto fare il film perchè avevo incentrato la sceneggiatura su una figura femminile. Naturalmente sul set non le ho detto questo per non paralizzarla dalla paura! il rapporto con lei è stato bellissimo anche se abbiamo avuto momenti di tensione. Anche gli altri ossia Halina Reijn e Sebastian Koch (Ellis/Rachel, Ronnie e il capitano Müntze, nel film) sono dei bravissimi artisti, molto dediti al loro mestiere. Sono attraenti, carismatici e dotati di una forte personalità. Doti essenziali affinché l’interpretazione di un personaggio di sessant’anni fa risulti credibile.
Come descriverebbe il suo film? Un thriller ispirato da eventi reali. Tutte le vicende ed i personaggi sono ricollegabili a fatti realmente accaduti. Per questo doveva essere un film realistico, ma nel contempo molto provocatorio. Alla fine ci sono riuscito: ho mostrato un volto inedito dell’Olanda del 1945.

Una scena di "Black Book"
Il “Il Libro Nero” è realmente esistito? Certo, sono stati scritti molti articoli al riguardo. Uno in particolare, pubblicato negli anni ’60, intitolato “Lavoro da Assassini”. In esso si citava l’agenda di un certa avvocatessa De Boer, uccisa da ignoti subito dopo la guerra. Lei aveva trattato con i nazisti e con la resistenza per evitare inutili spargimenti di sangue: i tedeschi fucilavano gli ostaggi per vendicare le uccisioni dei prigionieri della Resistenza. Ho pensato subito che poteva essere la base per una buona sceneggiatura.
Il suo cinema è nettamente diviso in due: da una parte quello più autoriale, dall’altra quello dei blockbuster americani... Credo che i film che hanno passato indenni un ventennio sono Fiore di Carne e Soldato d’Orange. Film dei miei inizi, molto personali. Stimo con piacere anche il “Quarto Uomo”. Non credo invece che Basic Istinct e Total Recall, possano avvalersi della stessa sorte. Sono film piacevoli, che hanno guadagnato tantissimo, ma la loro funzione è finita lì.
E' vero che sta scrivendo un libro su Gesu' Si, sarà pubblicato a settembre in Olanda e poi tradotto in inglese. E' il frutto di venti anni di ricerche. Credo che provocherà molte critiche perchè mette in discussione le basi della religione cristiana. Cristo è stato un grande rivoluzionario che combatteva per sovvertire l'ordine costituito dell'Impero Romano. Per questo è stato ucciso come re dei giudei. Purtroppo dai vangeli hanno cancellato una delle sue frasi più significative che ha riportato l'apostolo Luca: "se non hai una spada vendi il tuo mantello per procurartela...".
Progetti futuri? A breve girerò un film tratta da un libro di un romanziere russo Boris Akunin che ha scritto una serie di dieci romanzi su un detective russo (Fandorin). Il film sarà ambientato nella Russia del 1876 e parlerà delle avventure del personaggio di Akunin. E' una vicenda molto intrigante perchè coniuga thriller e terrorismo. Non dimentichiamo che il termine terrorista è un termine storico coniato proprio in Russia nel '900 e intendeva tutti coloro che volevano uccidere lo zar.
(Martedì 30 Gennaio 2007)
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