 I selvaggi Maya di Mel Gibson Apocalypto Giustificare la colonizzazione?
di Pino Moroni I Maya erano un popolo selvaggio, come gli indios dell’Amazzonia o gli aborigeni dell’Australia. Tribù che combattevano tra di loro, si massacravano, facevano prigionieri, li riducevano in schiavitù e li immolavano. Le piramidi a gradoni servivano solo per sacrifici umani da offrire alle loro divinità. L’arrivo degli spagnoli è stato quanto di più rasserenante, di nobile e di civilizzato si possa immaginare nei confronti di tali feroci trogloditi. Noi sapevamo un’altra storia.

Questa è l’interpretazione della civiltà Maya data dal regista Mel Gibson nel film Apocalypto. «Non è un film di violenza –ha detto il regista- è solo una grande fuga nella natura». Forse è anche vero perchè Zampa di giaguaro, il protagonista, non fa altro che correre nella foresta dall’inizio alla fine, come una brutta copia dei film “action” americani. Una specie di Rambo primitivo. Un grande videogioco, con tutti gli ostacoli da superare. Il popolo Maya, il re, i dignitari, il piccolo scorcio di società e città sono soltanto pochi minuti di pellicola, e sembrano inquadrati al risparmio. Se qualcuno ha detto che si tratta di un kolossal, si è sbagliato: il produttore è lo stesso Gibson ed ha risparmiato sulla ricostruzione della città e della vita delle popolazione più civilizzate, preferendo la più economica scelta delle riprese nella foresta.

Quindi, pellicola mediocre, tra documentario e fiction, con attori non professionisti, senza recitazione, senza pathos né contenuti. Il film scorre via banale, con sobbalzi sanguinolenti (ma non è splatter) ai quali ci si abitua facilmente anche perchè sanno di falso, come tutto il film. Vera è la scelta ideologica di Mel Gibson, contraria ai selvaggi e violenti aborigeni e del tutto favorevole ai civilizzati invasori. D’altronde non può stupire, essendo Gibson un bianco australiano discendente degli inglesi invasori, e che disprezza gli aborigeni di casa propria.

Una cosa Mel Gibson l’ha cercata vera: il linguaggio. Ma a che serve sentire i “selvaggi” parlare la loro lingua? Più di tanto non avrebbero potuto dirsi e dirci.

(Mercoledì 10 Gennaio 2007)
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