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Ottima prova di Nicole Kidman nei panni di Diane Arbus

Fur

Rilettura biografica poco convincente


di Samuele Luciano


Il premio Oscar Nicole Kidman torna ad interpretare (dopo Virginia Woolf di “The Hours” e Faunia de “La macchia umana”) un personaggio dalla sensibilità peculiare, più somigliante del resto, ad una persona disturbata.
E’ brava infatti la Kidman a sgranare i suoi occhioni chiari e a inondarli di collirio, sia davanti all’orrore, come faceva in The Others, sia davanti alle meravigliose brutture che riempiono il mondo del suo nuovo personaggio: la fotografa preferita di Stanley Kubrik, Diane Arbus.
Ecco quindi la diva australiana immergersi completamente in Fur (pelliccia), la storia di una donna come tante altre, che prepara da mangiare per il marito ed accompagna a scuola i suoi bambini, ma con dentro una vocazione per le persone deformi che la distaccherà per sempre dalla borghesia newyorchese di metà ‘900.
Non basta tuttavia la splendida fotografia di Bill Pope Asc (Darkman, Spiderman 2 e 3), a cui va il merito dell’inquietante presentazione di Lionel (R. Downey Junior), né le musiche funzionali di Carter Burwell (Rob Roy, Fargo, Velvet Goldmine), per giustificare una lettura “personale” della biografia scritta da Patricia Bosworths che non ha assolutamente niente di originale.
Ritornano dunque i Freaks, non quelli del regista maledetto Tod Browning, ma di quello benedetto, Steven Shainberg, (visto il misterioso successo di pubblico del precedente Secretary), che sono molto più integrati e meno permalosi, ma in fin dei conti senza carattere.
Robert Downey Junior, nella parte dell’amante e mentore di Diane, irriconoscibile sotto un makeup a metà tra l’uomo lupo di Waggner e il mostro di Mhulolland Drive, evoca invece, quando indossa le facce di pezza che cuce personalmente per nascondersi in pubblico, The Texas ChainSaw Massacre.
Chicca finale: la Kidman, che per promuovere il film ha dichiarato alla stampa “mi spoglio volentieri se credo nella pellicola”, esibisce il fondoschiena solo verso la fine, e non c’è da giurarci che sia il suo.

giudizio: *



(Giovedì 19 Ottobre 2006)


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