 Al museo nazionale di Torino dal 5 ottobre al 3 dicembre L'estetica dello sguardo. L'arte di Luchino Visconti In occasione del centenario della nascita
di red.  In occasione del centenario dalla nascita di Luchino Visconti (2 novembre 1906) e del trentennale della sua morte, il Museo Nazionale del Cinema dedica un articolato omaggio a quello che viene unanimemente considerato come uno dei maggiori registi della storia del cinema italiano, comprendente una mostra fotografica, una retrospettiva completa dei suoi film e la pubblicazione di due libri. Dal 5 ottobre al 3 dicembre 2006, la Mole Antonelliana ospita la mostra L’estetica dello sguardo. L'arte di Luchino Visconti, a cura di Alberto Barbera e Raffaella Isoardi, dove attraverso 98 foto di scena e di set (alcune delle quali inedite) è possibile ripercorrere l’intera sua filmografia.
Dal 5 al 23 ottobre 2006, il Cinema Massimo presenta invece la retrospettiva L’estetica dello sguardo. L’arte di Luchino Visconti, un progetto del Centro Sperimentale di Cinematografia/SNC - Cineteca Nazionale che ha realizzato i restauri delle opere viscontiane. A completamento dell’omaggio, infine, il Museo dà alle stampe due pubblicazioni. La prima raccoglie in un catalogo le immagini della mostra, corredate da un’introduzione di Alberto Barbera. La seconda, realizzata in collaborazione con l’Editrice Il Castoro, contiene la sceneggiatura inedita de “Il processo Tarnowska”, scritta a quattro mani nel 1946 da Michelangelo Antonioni, Antonio Pietrangeli, Guido Piovene e Luchino Visconti. Si tratta di un progetto di film a lungo accarezzato dal grande regista e mai giunto buon fine nonostante i ripetuti tentativi, l’ultimo dei quali risale alla metà degli Anni Sessanta. L’interprete prescelta, Romy Schneider, avrebbe dovuto incarnare una contessa russa, protagonista di un processo per omicidio che fece scalpore nella Venezia aristocratica degli Anni Dieci.
Biografia di Luchino Visconti
Nato a Milano nel 1906 da famiglia aristocratica, Visconti si dedica presto al teatro e al cinema (nel ’36 è assistente e costumista di Jean Renoir sul set del film Une partie de campagne) e, a Parigi, frequenta gli ambienti intellettuali vicini al Fronte Popolare. Il suo primo film Ossessione segna, di fatto, la nascita del neorealismo italiano (il termine neorealismo fu usato infatti per la prima volta nel ‘43 dal montatore Mario Serandrei in riferimento proprio a Ossessione. Dopo aver visionato le riprese del film, Serandrei scrive al regista: “Non so come potrei definire questo tipo di cinema se non con l’appellativo di neo-realismo”). È il primo passo verso l’elaborazione di uno stile inconfondibile e del tutto personale in cui confluiscono il realismo critico, la vena melodrammatica, la tensione letteraria con i quali Visconti ci parla della fine di un’epoca e di una società, restituendo l’immagine di un mondo decadente e malinconico.
(Domenica 8 Ottobre 2006)
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