 Il ritorno del "cineforum"? Voglia di cinema In forme nuove, torna la visione di gruppo
di Piero Nussio  Negli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso (fa molto “storia” parlarne così...) la voglia di partecipazione e dibattito si esprimeva in tutt’Italia anche attraverso gli incontri nei «Cineforum». Nei locali dell’oratorio o del partito ronzavano i proiettori a 16 millimetri e gruppi di ragazzi silenziosi e attenti si sorbivano senza protestare i classici di Robert Bresson e di Ingmar Bergman (forniti dalle suore Paoline) da un lato, oppure quelli di Sergei Mikhailovich Eisenstein e di Luchino Visconti dall'altro, distribuiti dall’ARCI.
Poi, soprattutto, fervevano i dibattiti e le discussioni, le incandescenti diatribe, come ha ben ricostruito Ettore Scola negli episodi interpretati da Stefano Satta-Flores in C’eravamo tanto amati.
 D’improvviso, all’inizio degli anni settanta, finì tutto, sostituito dai primi Cineclub, scomodi quanto si vuole, ma dotati di un proiettore 35 millimetri e quindi collegati alla normale struttura distributiva del cinema. Il Cineforum divenne, tutto in un colpo, qualcosa di antico e sorpassato, un vecchio ambiente da deridere, come fece magistralmete Paolo Villaggio con la gag del Cineforum aziendale e della “bojata pazzesca” della Corazzata Potemkin (Il secondo tragico Fantozzi).
Ora, stranamente, sembrerebbe proprio che siano tornati i vecchi tempi del “Cineforum”. In una veste completamente nuova (adatta al nuovo millennio...), ma con indubbi elementi di continuità.
 Voglio fare qui riferimento ad una specifica esperienza, quella del gruppo che a Roma si riconosce come “Visioni”, ma ho la forte sensazione che non si tratti di un’esperienza isolata e che sia anzi emblematica di un nuovo approccio –sempre e comunque minoritario- rispetto al mondo del cinema e della sua fruizione.
Non si tratta più di ragazzi all’oratorio, ma di “urban professionals”, come direbbe un sociologo della Bocconi. Non sono “yuppies” (se ne esistono ancora...), perchè gli “young urban professionals” sono oggi impegnati a difendere i loro precari posti di lavoro e gli “young” in generale forse sono ancora un po’ troppo impegnati a “downlodare” film da sapere che, dopo, si possono anche vedere... Dunque, “professional” urbani, che non sono più cullati dal ronzio di una pellicola in un proiettore 16 millimetri, visto che oggi le antiche “pizze” sono sostituite dal più pratico DVD: casomai, se un rumore può essere associato alle loro proiezioni, è quello di un molto più discreto disturbo a 50 hertz che sembra non mancare mai negli amplificatori.
 D’altronde i “cineforum” di oggi sono figli di tutto il tempo trascorso, e quindi non sono più autogestiti, ma si appoggiano alle strutture semi-professionali di un Cineclub, che però si ridefinisce nell’uso, giacchè non è più frequentato solo da un pubblico indifferenziato di cinefili.
I Cineclub, nati negli anni settanta con le sedie scomode e gli spifferi di prammatica, si sono poi evoluti nelle strutture e nelle finalità, giungendo sempre più a somigliare a quelle sale che negli USA chiamano “Biograph”, caratterizzate da una programmazione autonoma ed indipendente dalle scelte commerciali, ma con un livello tecnico e di offerta commerciale del tutto paragonabile alle normali sale di proiezione.
Il nuovo “Cineforum” si appoggia alle sale dei “Cineclub”, ma vi aggiunge una consapevolezza ed un coordinamento che manca invece nel pubblico dei “Biograph”. Il motto del gruppo “Visioni”, ad esempio, potrebbe essere: «film, pizza, birra e blog», perchè la visione del film è sempre accompagnata da un dopo-film in pizzeria, dove si inizia la digestione delle immagini appena acquisite.  Con la birra e le chiacchiere i temi del film vengono diluiti, aggrediti, addentati, secondo tecniche oramai “post-moderne”, molto lontane dagli interventi impegnati degli anni sessanta. Però ancora più abissalmente lontani dal mutismo edonistico degli anni novanta.
Anche perchè la discussione prosegue, nei giorni successivi, nel blog del gruppo: questa è la novità tecnologica del nuovo secolo, più che quella dell’immagine digitale. Internet è calato pesantemente in tutte le pratiche del nostro vivere, e sta modificando (in meglio, mi verrebbe da dire...) anche la maniera di fare “Cineforum”. Inizia con una raffica di e-mail per scegliere la pizzeria, divulgare e ricordare gli appuntamenti, raccogliere adesioni e partecipazioni. Interviene poi, in secondo piano, come fonte di informazioni per le schede di documentazione ed informazione che accompagnano la visione (con tanti saluti alle schede troppo ideologizzate del Centro Cattolico CCC, o alla tirannia dei “press book”)
 Soprattutto il regno di internet arriva dopo, con il blog: questo è il vero spazio di discussione nuovo, la palestra dove anche Fantozzi può esprimere le sue “bojate pazzesche”, lo spazio di pubblicazione di tutti i “deliri” e le riflessioni. D’altronde -come il noto caffè-, se la visione è un piacere, se non c’è poi la discussione, che piacere è? E non è finita, perchè le foto digitali consentono poi facilmente di ricordare momenti e avvenimenti, ed anche di giocare a “Chi l’ha visto”...
Ci sarebbe poi da parlare delle scelte cinematografiche, ma non domandiamo troppo -per ora- al povero “cinefilo”...
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(Giovedì 13 Luglio 2006)
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