 Tratto da un romanzo di Agata Christie Due per un delitto Tono eccentrico dato dalle ambientazioni francesi
di Paola Galgani  Il film è tratto da un romanzo di Agata Christie del 1968, ‘By the Priking of my Thumbs‘ (Sento i pollici che prudono), l’ultimo in cui appaiono i due coniugi Tuppence e Tommy, personaggi che non hanno nulla da invidiare a Hercule Poirot o a Miss Marple. Cambia l’ambientazione, al posto della Scozia la provincia francese, e Tuppence e Tommy diventano di conseguenza Prudence e Belisaire Beresfords, una coppia di ex-agenti segreti che si godono la pensione in una tranquilla cittadina d’Oltralpe. Il gusto per l’intrigo non ha però abbandonato gli arzilli nonnetti; in particolare Prudence, nonostante il nome e l’aspetto svagato, è convinta che sotto la cenere covi sempre la scintilla. Così, quando i due si recano in visita dalla vecchia zia Ada nella casa di riposo Sunny Slopes, fanno amicizia con la vecchietta più strana del gruppo, Rose Evangeliste, che parla loro di cose singolari che accadono lì, come avvelenamenti e ragazzine murate dietro i camini…Quando la simpatica Rose sparisce, il proverbiale fiuto di Prudence entra in scena. Seguendo l’indizio di un quadro lasciato dall’anziana signora, raffigurante un’inquietante casa di campagna, la donna si reca in un paesino dove niente è come sembra ed intrighi di ogni tipo si nascondono dietro l’angolo…il marito sarà costretto a correre in suo soccorso e aiutarla a svelare i misteri.

Il film segue alla perfezione le linee guida e lo stile piano e freddo della famosa scrittrice. I magnifici paesaggi campestri sono adattissimi ad esprimere la condizione di ‘quiete sotto la tempesta’; è un luogo quasi irreale dove può avvenire l’imprevedibile, come nel mondo borghese di Chabrol del quale però manca l’atmosfera di morbosità e di suspance. La variazione maggiore, infatti, rispetto al romanzo, è nella scelta di calcare la mano sui toni della commedia, come dimostrano i dialoghi un po’ surreali ed in alcune scene assurdamente divertenti. La scelta risulta riuscita, dato che l’intrigo in sé non può accattivare più di tanto per la sua prevedibilità, mentre il tono eccentrico che nasce dalle ambientazioni e dallo stile francese dà un’ originalità di fondo ed una gradevole leggerezza all’insieme, tenuto insieme da un ritmo perfettamente bilanciato. Coerente con tutto questo è la regia di Pascal Thomas, che ha esordito con ‘La debuttante’; gioca con eleganza e senza esitazioni con il genere, componendo le scene con gusto teatrale, e con la stessa sicurezza la fotografia alterna colori sobri ed eleganti in ogni scena di una bellissima e pacata Provenza da cartolina. Non bisogna pensare però ad un film noioso, ma per goderlo appieno è necessario ‘stare al gioco’, addentrandosi al massimo nell’Operazione Nostalgia di chi amava quei libri dalla copertina gialla della Mondadori. Solo con questo spirito si godrà del ritmo perfettamente sinuoso, delle scenografie raffinate d’epoca, della recitazione mai sopra le righe dei bravissimi interpreti, e di quell’atmosfera un po’ teatrale ricca di fascino. Nel gioco rientrano i personaggi di paese disegnati rapidamente e convenzionalmente, di cui non si cerca certo un approfondimento psicologico ma piuttosto un contorno all’intrigo; mentre affascinanti risultano i protagonisti, grazie anche all’ottima interpretazione di Catherine Frot, nei panni di una signora raffinata e originale in apparenza distratta ma eccezionalmente intuitiva, e del bravissimo Andrè Dussollier. Una graditissima sorpresa, infine, è Rose Evangeliste, la vecchietta che scompare, interpretata da Geneviève Bujold, una figura di altri tempi del cinema francese che ha lavorato con autori del calibro di Resnais e Malle.
giudizio: * *
(Venerdì 7 Luglio 2006)
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