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L'inferno familiare di Danis Tanovic

L'Enfer

Primo capitolo della trilogia incompiuta di Kieslowski


di Oriana Maerini


Crudo, sconfortato e implacabile, il premio oscar Danis Tanovic torna al cinema dopo No Man' s Land e l' episodio di 11 settembre 2001, con un film che sparge sale sulle ferite dell'anima e scoperchia il male nascosto nel ventre profondo della famiglia. Ma non è tutta farina del suo sacco. La storia era stata scritta, poco prima di morire, nel 1996, dal grande maestro Krzysztof Kieslowski, insieme allo sceneggiatore Krzysztof Piesiewicz. L'enfer avrebbe dovuto far parte di una trilogia intitolata: "Le Paradis", "L'Enfer", "Le Purgatoire". Tanovic dice di aver scelto il secondo capitolo perchè: "affascinato soprattutto dai personaggi femminili, cosa piuttosto strana visto che fino a quel giorno tutti i miei film avevano ruotato intorno a personaggi maschili che vivono in situazioni di guerra.".
In effetti il film è un splendido mosaico di personalità femminili e lascia poco spazio alle ragioni degli uomini visti come traditori e vili.
Il film è ambientato in Francia ed interpretato da tre famosi volti della cinematografia d'oltralpe: Emmanuelle Béart, Karin Viard e Marie Gillain e racconta la storia di tre sorelle segnate dal peso di un ricordo indelebile: tornato a casa dopo anni di prigione, il padre, rifiutato dalla moglie, ha selvaggiamente picchiato la donna e poi si è gettato dalla finestra sotto gli occhi delle figlie. Diventate adulte, le tre sorelle hanno cercato di dimenticare e ognuna conduce la propria vita. Sophie, la più grande, è infelicemente sposata con Pierre (Jacques Gamblin), un fotografo che la tradisce. Anne, la più giovane, studentessa di architettura, ha una relazione con Frederic (Jacques Perrin), uno dei suoi professori e padre della sua migliore amica. La terza sorella,Celine è sola ed è l’unica ad occuparsi della madre (Carole Bouquet), che vive in una casa per anziani. All’improvviso, un giovane uomo, Sebastian (Guillaume Canet), entra in contatto con Celine è la mette al corrente di una sconvolgente rivelazione causerà il riavvicinamento tra le tre sorelle, le aiuterà ad accettare il passato e forse a vivere pienamente il presente.


Con questo film il regista serbo ci dimostra che la guerra non è solo quella delle trincee ma anche quella che si vive quotidianamente nelle belle case borghesi (i protagonsti del film sono tutti personaggi agiati)
Ma, nonostnate l'ottima regia, Tanovic affronta i temi filosofici cari a Kieslowski troppo freddamente e il fantasma del regista polacco aleggia durante tutta la visione almeno per chi, come scrive, nutre una venerazione per l'autore de "I dieci comandamenti". La mancanza di comunicazione, la solitudine, la disperazione umana sono mostrati sullo schermo senza via d'uscita. Viene da chiedersi come il maestro avrebbe portato questo film sullo schermo e quanto sia stato rimaneggiato il suo progetto. L'idea del declino umano dovuto all'assenza di fede così caro a Kieslowski è solo accennato. Solo il personaggio di Céline è rappresentato come una sorta di Gesù Cristo in quanto destinata ad addossarsi il dolore di tutti cercando di salvare la situazione e di ricomporre i rapporti familiari.




L'Enfer è comunque un ottimo film d'autore che ha avuto il merito di continuare, anche se un po' indegnamente, l'opera del grande maestro polacco. La direzione e la scelta degli attori è impeccabile e la regia presenta dei tagli veramente originali (come la scena di chiusura che ricorda un caleidoscopio). Riconosco a Tanovic di aver avuto il coraggio di cimentarsi con un testo drammatico, difficile e molto lontano dal suo cinema precedente.
Una prova d'artista che avrebbe forse spaventato qualunque regista messo alla prova dopo un premio Oscar conquistato con il primo lungometraggio.



giudizio: * *


Bellissima e malinconica ne "L'Enfer"
Emmanuelle Béart
Un altro ruolo drammatico per l'attrice francese



(Domenica 11 Giugno 2006)


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