 Quando il cinema ci fa conoscere la realtà Storia di Ruba Un incontro tra donne grazie a "A corto di donne"
di Oriana Maerini  A volte il cinema è uno straordinario mezzo di comunicazione, non solo visiva. E' grazie ad un piccolo film - presentato in una interessante rassegna (A corto di donne) dedicata ai cortometraggi realizzati da giovani registe - che ho conosciuto la drammatica storia di Ruba, una giovane palestinese ferita nel corpo e nell'anima. A narrarmela è stata Anita Mosca una sua coetanea italiana. Una bella, passionale e ostinata ragazza napoletana che si prodiga per la causa palestinese e che ha realizzato un interessante cortometraggio nei territori occupati dal titolo: Anas, Anas! Sogni di rivoluzione di un adolescente palestinese a Nesfjibil.
E' la stessa regista che ci racconta la storia di Ruba:
Ruba è una ragazza di ventidue anni, che vive a Nesfjibil, forse il più piccolo villaggio palestinese in Cisgiordania. Frequenta la facoltà di Tecnologia Informatica all’Università di Nablus. La sua famiglia composta da due sorelle e due fratelli, i genitori e la nonna vive in una modesta ma graziosa casetta con giardino, nel piccolo villaggio. Il padre, Mahmud lavora nel campi nei dintorni del villaggio e bada ad un piccolo bestiame che porta a pascolo tra le montagne. Nel piccolo pezzetto di terreno di proprietà della famiglia ci sono alberi dia frutta ed ovviamente degli ulivi. Ruba e i suoi fratelli studiano grazie ai sacrifici di tutta la famiglia, che conduce una vita semplice per poter sperare in un futuro migliore attraverso lo studio e il lavoro. Ma la loro vita nei territori è sempre in pericolo: il 9 Aprile 2006, mentre tornava al suo villaggio da Nablus, dove frequenta un corso all’Università, Ruba è stata colpita da una pallottola ed ha perso l'occhio destro. Camminava verso lo stazionamento dei taxi che portano dalla città di Nablus ai villaggi vicini. Era con due sue amiche e chiacchierava della lezione appena ascoltata, dei compagni di corso, di quelle cose fresche e leggere di cui si può conversare a 22 anni. Quando senza nessun tipo di avvisaglia un dolore acuto la colpisce all’occhio destro, una vampata di fuoco che le fa perdere i sensi. Una delle sue amiche è colpita alla mano, l’altra rimasta indenne grida aiuto. La ragazza si sveglierà all’Ospedale di Gerusalemme dei Cavalieri di Malta dopo due giorni e piano, piano, prenderà coscienza di ciò che è accaduto. I soldati israeliani quel giorno del 9 Aprile 2006, sono entrati a Nablus ed hanno sparato ad altezza uomo proiettili di gomma con l’anima di metallo, contro studenti, uomini donne e bambini senza alcun motivo e senza nessun preavviso. Ruba è adesso in Italia grazie alla solidarietà di diverse associazioni, ma soprattutto alla tenacia di suo zio Omar Suleiman, che palestinese da trent’anni in Italia, che è uno dei più instancabili portavoce del proprio popolo e della causa palestinese. La speranza di tutti quelli che amano Ruba è quella di avvalersi dei progressi della scienza in campo oculistico ed installare una protesi che simuli un occhio vero. Questo non restituirà la vista a quell’occhio, ma forse potrà aiutare la ragazza ad affrontare con più coraggio le conseguenze di quella terribile ingiustizia consumatasi il 9 aprile scorso. Ruba ha una grande forza di volontà, consapevole della sua situazione, ha deciso di sostenere prima gli esami della sessione estiva e poi ha accettato di venire in Italia. Non ha perso un filo della sua dolcezza ed è decisa a testimoniare affinché episodi come questi non accadano più, e per dare un contributo significativo alla ricerca della verità e di una informazione corretta.
(Domenica 11 Giugno 2006)
Home Archivio  |