 Graffiante commedia sulla società americana American Dreamz Ultima fatica di Paul Weitz
di Mirko Lomuscio Graffiante commedia sull’America, sui suoi abitanti, su chi la governa e su chi cerca di terrorizzarla, American dreamz è un’opera che prende in giro tutto ciò che rende cattiva la reputazione del Paese di John Wayne e tutti coloro che tendono a volerlo imbastardire. E lo fa incrociando i destini di diverse persone all’interno del programma televisivo American Dreamz, condotto dal disgustoso e potente Martin Tweed (Hugh Grant), disposto a tutto pur di trovare colui o colei che possa lasciare il segno nel mondo della tv via cavo. Veniamo quindi a conoscenza della giovane Sally Kendoo (Mandy Moore), biondina che vuole assolutamente diventare famosa, anche sfruttando l’immagine di reduce ferito del suo sventurato ragazzo William Williams (Chris Klein). Poi c’è Omer (Sam Golzari), terrorista con la passione per i musical a stelle e strisce ed il ballo; ed infine abbiamo il Presidente degli Stati Uniti Staton (Dennis Quaid), chiuso nella Casa Bianca perché convinto di non essere all’altezza del potere di cui è in possesso, ma spinto dal suo Consigliere (Willem Dafoe) ad uscire allo scoperto per far vedere al proprio Paese che saprà cavarsela.

Alla fine, però, nessuno apparirà colpevole, ma tutti risulteranno essere soltanto vittime dell’unico vero male della società mondiale: la televisione. Già, perché, se in un primo momento American dreamz si presenta nelle vesti di satira anti – americana al vetriolo, scopriamo poi essere soprattutto un attacco al mondo del piccolo schermo ed alla manipolazione che esso fa della realtà, sfruttando in particolar modo il pericoloso verbo apparire. Perché, dopo un fiacco avvio, è proprio sull’apparenza che tutto il film si concentra, in quanto ognuno dei singoli personaggi, dall’insicuro presidente Staton al ballerino Omer, fino alla spietata Sally, finisce per lasciare emergere la propria reale, più o meno negativa personalità, sebbene cerchi di nasconderla in pubblico dietro una virtuale maschera; l’unico che non la “indossa” è proprio Martin Tweed, cinica rappresentazione umana dell’universo televisivo. E Paul Weitz, che riesce a conquistarsi l’attenzione dello spettatore man mano che i fotogrammi avanzano sullo schermo, in particolar modo grazie al sapiente uso che fa dei personaggi, sforna una divertente commedia che merita una visione soprattutto per il coraggio con cui affronta ironicamente la faccenda USA – Iraq, raccontandola in maniera molto vicina alla realtà (basta citare il momento in cui Omer riceve l’ordine di farsi saltare in aria, con l’America descritta come un serpente a cui tagliare la testa), tanto da risultare più veritiera e credibile di seriose pellicole del calibro di Syriana. Ve lo sareste aspettati dal regista di American Pie-Il primo assaggio non si scorda mai?

giudizio:* *
(Sabato 10 Giugno 2006)
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