 Una metafora sul diritto alla diversità X Men - Conflitto finale Il terzo capitolo dei mutanti
di Roberto Leggio Giunto al terzo episodio gli X Men cominciano a dare segni di stanchezza. Se i due precedenti erano in qualche modo più riusciti con trame più o meno accattivanti, ma compensate dalla regia intellettuale di Brian Singer, questa terza puntata arriva giusto in tempo per confermare che il sostituto Brett Ratner è solo un regista di servizio con il pallino della superficialità. Peccato perché il tema di fondo del film odierno si propone come porta bandiera del progressismo contro ogni discriminazione. Una multinazionale ha sintetizzato una “cura” che renderebbe tutti gli X Men uguali agli esseri umani. Una decisione etica e morale non facile anche se in gioco (sebbene la perdita dei poteri), c’è l’accettazione e la totale integrazione in società. Infatti non tutti gli X-Men sono d’accordo su quale sia la giusta posizione da prendere quando, come Magneto e i suoi “ribelli mutanti”, la questione è vista come uno sterminio genetico programmato.

Visto nel suo globale intrattenimento, il film si regge soprattutto sull’esile trama e si fa seguire senza tanti sobbalzi fino all’epico e drammatico finale, che lascia però aperto uno spiraglio (speriamo di no) ad un’ulteriore segmento della saga. A vincere sono soprattutto il personaggi di Wolverine (diventato definitivamente l’eroe cardine della serie) e gli effetti speciali che in questo caso superano di gran lunga i due predecessori: case che si accartocciano, ponti che volano, corpi che si modificano in tutte le loro varianti. Ma se scaviamo nel profondo, il plot nel suo complesso, va letto come la metafora sul diritto alla diversità, o ancora meglio nell’omologazione della “razza americana”. Ed è proprio di questi giorni la notizia che l’inglese (e solo quello) sarà d’ora in poi la lingua nazionale nord americana a discapito dello spagnolo (che è il secondo idioma più parlato). Un pugno allo stomaco di tutti quei latinos (e non solo loro) che vivono e lavorano in quel grande paese. Quindi è di fondamentale importanza la “paura” del diverso che risalta nella vicenda degli X-Men, persone del tutto identiche a noi ma con doti “speciali”. Qualità che nella fattispecie li rende inadatti e non integrabili. Nel film risalta l’arroganza del potere centrale, che con la scusa di conciliare queste discrepanze, vorrebbe, invece assorbire le differenze privandole della loro unicità. Se la “cura” è la quotidiana omologazione che rischia di minare la nostra società, allora bisogna ribellarsi… basta capire da quale parte stare.

(Venerdì 26 Maggio 2006)
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