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![]() Il sonno della provincia crea mostri Bubble Primi piani che danno anima ai personaggi di Roberto Leggio Esperimento o capolavoro? Steven Soderberg si è ricordato di essere un regista vero, anche quando (soprattutto) non sbrodola in pellicole “amicali” come Ocean’s Twelve. Bubble, per quanto strambo sia, è innanzi tutto un vero film. Girato interamente con una sola telecamera digitale, quasi sempre fissa, è un vero capolavoro di stile che sfiora la perfezione. La storia è semplice, tirata all’osso, tanto scarna quanto può esserlo una vicenda di umana “routine”. In una delle ultime fabbriche di bambole nell’immenso “nulla” americano, l’obesa Martha prova un’amicizia quasi materna nei confronti del giovane e belloccio collega Kyle. Con lui cerca un punto di contatto, scambiando fugaci discorsi senza peso divorando hamburger e patatine nelle pause pranzo. Ma lo stato “naturale” delle cose cambia all’improvviso con l’arrivo dell’avvenente Rose. Tra lei e Kyle sembra nascere qualcosa, che turba pericolosamente Martha, sballando in maniera inaspettata i precari equilibri di “sopravvivenza”.
(Lunedì 15 Maggio 2006) |
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