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Al cinema?

Il cinema ambulante africano

Dall'altro lato della modernità


di Piero Nussio


A volte le novità più importanti non si trovano nell'alta tecnologia o nelle civiltà più avanzate.
Le novità più importanti talvolta nascono nei posti più impensati, con una strana mescolanza fra l'atavico e il tradizionale con il nuovissimo e il tecnologico.
Non so se la testimonianza che andiamo ad aggiungere al dibattito sulle modalità di fruizione del cinema sia di quelle che cambiano il modo di vedere il mondo, o se invece non sia solo una delle tante notiziole che riempiono di "varia" i nostri giornali. Le notizie sono due, entrambe raccolte in Africa dall'inviata Chiara Zappa del quotidiano Avvenire e pubblicate fra il 28 ed il 30 aprile scorso.
Il quotidiano cattolico italiano è molto attento a ciò che avviene in terra d'Africa, alle frontiere del mondo occidentale e consumistico, e sottolinea anche le finalità sociali delle nuove forme di partecipazione al cinema. E d'altronde, le suore paoline hanno da sempre offerto quella distribuzione cinematografica in 16mm che ha permesso la vita di molti cineforum quando non esistevano né il VHS né il DVD.
Ma l'aspetto che vorremmo sottolineare noi di CineBazar è che, insieme alle attività tradizionali di "animazione culturale", c'è proprio la nuova frontiera del "digitale" (in francese, "numerique") che rende possibili le due esperienze di animazione raccontate.
Ecco la prima.
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Il cinema ambulante nei villaggi dell'Africa
di Chiara Zappa
[da Avvenire, 30 aprile 2006]

Ecco come la settima arte arriva negli angoli più sperduti del Benin, del Niger e del Mali, grazie a un’associazione nata pochi anni fa che porta i film in piazza, con un furgoncino, un videoproiettore e un telone bianco. Ha già raggiunto un milione e mezzo di spettatori. Ogni progetto include cento proiezioni in un periodo di cinque mesi: un’occasione di sensibilizzazione culturale ma anche sociale per molte popolazioni che non hanno altre opportunità. Perciò l’accoglienza delle comunità è sempre festosa
Quando cala la sera, nei remoti villaggi del Sahel, isolati e senza elettricità, gli abitanti si ritirano presto nelle loro capanne. A meno che, quella sera, non sia previsto il passaggio del furgoncino del CNA, con il suo caratteristico telone bianco. Allora la scena cambia completamente: centinaia - a volte migliaia - di uomini, donne e bimbi urlanti si radunano, a poco a poco, nella polverosa piazza tra le capanne, pronti a mettersi in platea.
Il CNA, Cinema Numerique Ambulant, è un'associazione che, ormai da cinque anni, porta la settima arte fin nei più sperduti angoli del Benin, del Niger e del Mali, dove ha già raggiunto un milione e mezzo di spettatori. Creata dall'attore francese Christian Lambert insieme a un piccolo gruppo di colleghi (l'agente culturale indipendente Jean-François Meyer, la decoratrice Laurence Vendroux e il documentarista Jean-François Périgot), l'associazione nacque da un episodio capitato nel 2001 nel nord del Benin, dove Lambert e compagni, per proiettare un proprio film nei villaggi, dovettero inventarsi un "cinema" dal nulla. Mettendo insieme un videoproiettore, un piccolo generatore e uno schermo bianco, la magia prese forma: la serata fu un successo incredibile. Gli abitanti si dimostrarono così entusiasti dell'esperimento che l'équipe francese decise di proiettare il film in altri villaggi del Paese, raggiungendo oltre diecimila spettatori in tre mesi di spostamenti incessanti. Il cinema digitale ambulante era nato.
«L'obiettivo del Cna è mostrare alle popolazioni più remote, che non hanno distrazioni, né radio, né televisione, i loro film: i film africani», spiega la signora Salamatou Alhassane, coordinatrice per il Niger del progetto, che oggi è presente anche in Mali e Benin con sei furgoncini e uno staff locale. «La gente è davvero interessata alle proiezioni, non solo perché gli abitanti dei villaggi non dispongono di molti svaghi, ma anche perché i film che presentiamo toccano molti problemi che loro stessi sperimentano in prima persona». Le serate nelle improvvisate sale all'aperto, infatti, sono strutturate in diversi momenti: prima dei lungometraggi di fiction -produzioni di registi africani doc ma non solo - lo staff del CNA presenta alcuni corti dedicati ad argomenti di forte rilevanza sociale, dall'accesso alla sanità alla prevenzione dell'Hiv e della malaria, dalla scolarizzazione femminile ai matrimoni precoci, dalla necessità delle vaccinazioni fino alla registrazione delle nascite. Segue un dibattito - generalmente molto animato - in cui si confrontano, e a volte si scontrano, le opinioni degli anziani del villaggio, custodi delle tradizioni, e quelle delle giovani generazioni, ansiose di capire meglio quegli spaccati di mondo che scoprono per la prima volta sul telone di quattro metri per tre montato tra le piccole capanne dove hanno trascorso tutta la loro giovane esistenza.

Cinema ambulante (Antoine Doyen)


Questa dialettica fra tradizione e modernità è facilitata dall'opera dei mediatori del Cinema Numerique - generalmente donne - che prima di organizzare le proiezioni fissano degli incontri con i capi-villaggio, per discutere con loro gli argomenti che saranno al centro delle serate. E sono gli stessi mediatori a tradurre in tempo reale, quando necessario, le battute dei film nelle lingue locali. Altrettanto importanti, tuttavia, sono le altre figure che compongono ciascun team del CNA: un tecnico e, naturalmente, un autista, che ha la gravosa responsabilità di trasportare il materiale tra le piste polverose del Sahel per farlo giungere a destinazione "sano e salvo" e senza eccessivi ritardi.
«Ogni progetto include 100 proiezioni su un periodo di cinque mesi, durante il quale torniamo negli stessi villaggi una decina di volte: ogni volta che ci ripresentiamo a una comunità, l'accoglienza è festosa. All'appuntamento giungono non solo gli abitanti del villaggio ma anche quelli delle zone circostanti». E, nel Niger, alle proiezioni si radunano gli stessi nomadi Tuareg. «Per noi è una grande opportunità di raggiungere queste popolazioni che sono costantemente in movimento», spiega Sanda Maiga, dell'ufficio Unicef di Agadez.
Il cinema ambulante, così, si è trasformato in una vera occasione non solo culturale ma anche di sensibilizzazione sociale: l'Unicef, e altre ONG, producono alcuni dei film informativi che precedono i lungometraggi, e colgono l'occasione delle serate per vaccinare i bambini, registrare le nascite, distribuire zanzariere. Un progetto a tuttotondo che si è guadagnato il plauso della Commissione Europea, la quale ha garantito ai grandi schermi itineranti il proprio prezioso supporto economico. Quasi una storia da cinema. Ambulante.

Cinema ambulante (Antoine Doyen)




Se l'avventura del CNA vi ha appassionato, vi consigliamo il sito Regards d'Afrique dove il fotografo francese Antoine Doyen tiene una sorta di "blog" sull'esperienza, e dal quale sono tratte le foto di questo articolo.

Ma a noi interessa ora lo strano rapporto fra tradizione -e povertà africana- con le nuove tecnologie del digitale, che rendono possibile anche le cose che con la tecnologia precedente e la costosa pellicola sarebbero vietate ai molti.
Ecco la seconda, interessante, esperienza africana.



Nollywood, la mecca del cinema afro
[Chiara Zappa, Avvenire, 28 aprile 2006]

Più di 20 film a settimana, 1.200 ogni anno: i numeri di Nollywood, la mecca del cinema nero in DVD, parlano da soli.
La Nigeria è diventata, in pochissimi anni, la patria di un'industria cinematografica "prèt-a-porter" che sta riscuotendo un successo enorme.
A Nollywood i film si fanno in due settimane: basta una telecamera portatile - magari affittata - e attori debuttanti pronti a essere trasformati in star da trame "veraci" e sceneggiature rutilanti, rigorosamente in inglese.
Budget leggerissimi, originalità nella realizzazione e una distribuzione capillare fanno il resto. Idumota market, a Lagos, è il quartier generale dei distributori, di etnia Ibo, che gestiscono una schiera di ambulanti incaricati delle vendite di cassette e DVD agli angoli delle strade e ai semafori: un film costa 350 naira, due euro.
Ogni titolo è riprodotto in 50 mila copie, salvo eccezioni per i blockbuster che possono raggiungere le 400 mila copie. Ma il successo di Nollywood va molto oltre i mercatini di Lagos: con gli immigrati, in Europa negli ultimi anni sono arrivati anche i film nigeriani, che affollano le vetrine degli afro-market delle nostre città.
Chi volesse farsi un'idea dell'Africa reale (e non quella dei documentari o dei film americani) provi con l'home video.

Cinema ambulante (Antoine Doyen)


Il dibattito sul "Cinema, vivo o morto"
Al cinema?
Lo schermo ultrapiccolo
Arrivano i film sul telefonino e sull'iPod
Vittorio Zambardino: In America la chiamano "snack television". Però l'isolamento tecnologico piace, è stare accovacciati su un divano, è non vedere la folla di un treno.

Al cinema?
"Day-and-date", il giorno dell’uscita
George Lucas accetta la sfida di Internet e DVD
George Lucas: Il cinema in sala è un’esperienza sociale. È come vedersi una partita allo stadio, anche se la danno in TV.

Al cinema?
"The call", in internet
La guerra dei DVD, e del cinema a casa
Giulietto Chiesa: la vera, grande battaglia è tra televisione e computer.

Al cinema!
Il "giorno dello spettatore"
È vivo o morto il cinema?
Vicente Molina Foix: i “giorni dello spettatore” sono ormai contati?



(Venerdì 5 Maggio 2006)


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