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Musiche malinconiche di Kristin Asbjørnsen

Factotum, la colonna sonora

Commento sonoro discreto ed essenziale


di Fabio Ciminiera


É difficile immaginare una musica da legare alle pagine di Charles Bukowski. Nei racconti, spesso ascolta musica classica alla radio, di notte, un aiuto per la scrittura... talvolta ci confida di non amare questo o quel cantante.
Si potrebbe pensare alle canzoni di Tom Waits, per assonanza, per la capacità del cantante americano di essere eccessivo, smodato. Per alcuni episodi potrebbe andare bene il free jazz, per altri la musica delle comiche, per altri ancora dei vecchi blues stanchi e sofferti. Nei racconti e nei romanzi di Bukowski c'è spesso il silenzio livido di una emarginazione sofferta, il lirismo ruvido di uno scrittore che spiazza ed è spiazzato dagli avvenimenti, spessissimo autobiografici. La poetica di Bukowski ha una musica propria, che ne segue le emozioni e gli stacchi: è difficile poter delegare a un genere, a un autore, il commento sonoro.

Lo stesso per le immagini, per il racconto: gli episodi sono così crudi o surreali o comici da rendere impraticabile qualsiasi trasposizione. Lo stile gradasso, compiuto e perfetto, si sposa con i disastri e le peripezie, con le conquiste e le bevute, con i licenziamenti e le scommesse ai cavalli. Quando si supera l'orrore o l'attrazione morbosa nei confronti dei personaggi, delle sbronze, del sesso, della povertà, sfrontata e sofferta, si scopre un autore capace, come pochi, di leggere il disagio dell'uomo contemporaneo, di mettere in discussione le regole della società occidentale, di avere visioni lucide e liriche della nostra modernità.

L'impresa di realizzare un film a partire da un libro come Factotum è, senz'altro, coraggiosa. Il film è stato realizzato in maniera attenta e misurata da una coproduzione tra statunitensi e norvegesi. Le vicende di Henry Chinaski, alter ego letterario di Bukowski, alle prese con mille lavori e tante situazioni di emarginazione, vengono raccontate con misura e discrezione, cercando sempre di non calcare la mano sull'effetto di facile presa e senza edulcorare più di tanto le situazioni.

La colonna sonora di Factotum segue lo stesso criterio della realizzazione del film. La produzione ha affidato la composizione del materiale sonoro ad una giovane cantante norvegese, Kristin Asbjørnsen, che ha disposto, durante il corso del film, una serie di canzoni dal tono malinconico e riflessivo, rarefatto in molti casi. Canzoni che segnano spesso i cambi di scena e di situazione. Una voce delicata e insinuante che sfiora lo scorrere delle immagini con un ensemble ridotto: racconti musicali che si incontrano agli angoli della vicenda narrata, senza diventare invadenti.


Allo stesso modo in cui Matt Dillon non cerca di scimmiottare Bukowski, la musica riesce ad essere un commento discreto ed essenziale. Riflessione nella disastrosa esistenza di Chinaski; graffiante tra i pensieri e i progetti del protagonista. Kristin Asbjørnsen riesce a cogliere una particolare dimensione: interpretare le emozioni della vicenda di Chinaski mantenendo una certa indipendenza rispetto alla trama. Questo le permette di entrare in sintonia con le immagini e con la vicenda, con lo spirito, profondo e sempre riflessivo, del racconto.

Le canzoni, i brevi temi di sottofondo, promanano dai dialoghi, dai rumori, dal senso delle scene e accompagnano la trama, aggiungendo particolari. Come la musica, disegnata dagli archi, che apre il film, che commenta e anticipa la prima disavventura di Chinaski. Una sorta di marcia triste, amara e ironica celebrazione delle traversie del personaggio. Il brano viene ripreso, poi, dalla voce di Kristin Asbjørnsen, nello scorrere dei titoli e diventa, così, la main song del film.

La voce della cantante norvegese segna ulteriormente la vicinanza tra la musica e le immagini. Una voce delicata, fragile, anche quando aggredisce i passaggi, una interpretazione che aggiunge un accento decadente e malinconico senza enfasi, che spiazza, sposta di qualche centimetro, inserisce piccoli elementi significativi e non scontati. Un lavoro che si compone di segni essenziali quanto minimi e che si affianca, con gusto, il corso della vicenda di Chinaski.




Biografia fiammeggiante di un outsider della letteratura
Factotum
Matt Dillon è un eccezionale alterego di Charles Bukowski
Ottimo film del regista Bent Hamer, già autore di Kitchen Stories.



(Domenica 23 Aprile 2006)


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