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 Al cinema? Lo schermo ultrapiccolo Arrivano i film sul telefonino e sull'iPod
di Piero Nussio Se, parlando di “Cinema, vivo o morto” intendiamo lo spettacolo in sala, il megaschermo di decine di metri quadri, e lo paragoniamo con il "piccolo schermo", ossia il video del televisore, bisognerà adeguare il nostro linguaggio ai tempi nuovi. Altro che "piccolo schermo", pensando ai 21 pollici dei nostri televisori, nel futuro ci sono schermi veramente microscopici: al massimo un "francobollino" di un pollice, uno schermo da telefonino.
Nel dibattito proponiamo quindi l'intervento di un esperto, Vittorio Zambardino, critico tecnologico de "La Repubblica" e mente organizzatrice di Kataweb e del sito del giornale. Zambardino, per la rubrica "Scene digitali" che tiene su La Repubblica, ha elencato e motivato tutte le "delizie" che il futuro ci riserva nella fruizione dei film sugli schermi ultrapiccoli.

Televisione sul display immersi nell'ultrapiccolo [da La Repubblica, 17 febbraio 2006]
Arriverà presto da noi. Nelle nostre tasche, in auto, nei mezzi di trasporto, in bagno e forse a letto (grande via di fuga per coppie bisognose di ignorarsi). È la televisione dell'ultrapiccolo. Il video su telefono cellulare, su iPod, su palmare, su smartphone, su playstation o Nintendo. Il lancio italiano di questo servizio è previsto nel corso e comunque entro la fine del 2006. Viaggerà su internet e approderà sui piccoli schermi provenendo dal computer, oppure sarà ricevuta direttamente dal telefono.
C'è chi dice "non funzionerà" ed è un'obiezione ragionevole: già la televisione è stata un sacrificio per la spettacolarità del cinema fatto per il grande schermo. Ora l'idea è quella di ridurre tutto su un display grande quanto - se va bene - una carta di credito, altrimenti siamo sulle dimensioni del francobollo della posta "espresso" di una volta. Ma le obiezioni di buon senso possono sbagliare.
C'è anche chi si è ribellato. E' accaduto nei mesi scorsi, quando un'operatore di telefonia mobile si è accordato con la casa distributrice ed ha programmato la "proiezione" su telefono di un film, in quel momento programmato nelle sale. Proteste, comprensibili e furenti, dei gestori di cinema, e grandi disquisizioni sulla pochezza dello spettacolo, ridotto su quel francobollo. Proprio mentre la tecnologia ci offre i maxischermi grandi quanto una parete e - già matura negli Stati Uniti - l'alta definizione (HDTV) si prepara ad imporci i suoi schermi dove l'immagine, nella sua precisione e nitidezza, ha qualcosa di erotico e raffinato. Eppure gli elementi perché l'ultrapiccolo si affermi ci sono tutti. Vediamo perché.
E questa è televisione da asporto. In America chiamata non a caso: "snack television". È dubbio se le offerte commerciali o le tecnologie messe in campo per questo servizio verranno bene accolte dal pubblico, e questo dipenderà anche dal prezzo. Ma certo c'è un elemento di fondo che ci dice che l'Ultrapiccolo vincerà. Il rapporto con l'individuo.
Fin dall'apparire del walkman, nei primissimi '80, la critica più forte di ogni filosofo, umanista, moralista o antitecnologico è ruotata attorno all'argomento "dell'isolamento individualistico". Accusa diventata requisitoria con la diffusione dei videogiochi. Ebbene, i critici non hanno torto, vedono giusto. Il punto è che l'isolamento dovuto alla tecnologia piace. Perché restituisce al consumatore il senso di una esperienza. L'assenza dei disturbi ambientali o fisici, la pulizia del segnale, la possibilità di stare accovacciati su un divano o di non vedere la folla di un treno, sono il dono portato dall'immersività dell'esperienza dell'ultrapiccolo.
E poiché questi terminali avranno la possibilità di riprodurre (con l'eccezione dei telefoni, al momento) film e fiction di ogni genere, la parola chiave "immersivo" diventa sempre più forte. E' quello che accade col computer, quello che accadeva con la televisione dei "couch potato" ed è ciò che accade da sempre con la letteratura scritta bene. Si entra in un "mondo". Immersi.

L'ultrapiccolo
Quando Zambardino dice che l'ultrapiccolo vincerà un brivido ci corre lungo la schiena, e però pensiamo che sta scherzando, che non può essere vero. Che, da che mondo è mondo, i film si vedono al cinema...
Beh, tanto per restare ai giornali italiani, "gustatevi" questa rassegna stampa:
Gli Studios venderanno film su Internet [Francesco Tortora, Corriere della Sera, 4 aprile 2006]
Fino ad oggi le pellicole potevano essere messe sul mercato 30 giorni dopo i Dvd. Le case cinematografiche hanno abolito il limite
Addio Dvd e videocassette il futuro del mercato dei film è su Internet. Gli studi televisivi di Hollywood hanno dato l'ok e in questi giorni partirà sul web il commercio delle prime versioni digitali di film tra le quali di distinguono alcune pellicole dell'anno 2005 come «Brokeback Mountain» e «King Kong». Sono sei gli studios (Warner Bros., Universal Pictures, Sony Pictures, Paramount Pictures, Twentieth Century Fox Usa and MGM ) che hanno deciso di puntare sulla carta della multimedialità: esse hanno stabilito che per adesso sarà il sitoweb www.movielink.com a distribuire le immagini digitali e i prezzi per scaricare i film si aggirano tra i 20 e i 30 dollari. Non è ancora chiaro però se quanto accadrà negli Usa avverrà con le stesse modalità anche in Italia. A questo proposito infatti la Twentieth Century Fox Home Entertainment Italia precisa che qualora rendesse scaricabili da internet a pagamento i propri film, lo farà garantendo un intervallo di tempo di almeno tre mesi successivi all'uscita in home video così come avviene per la Pay Per View [...]

Hollywood sconfitta: i film sono scaricabili in rete [Gianluca Nicoletti, La Stampa, 4/4/2006]
Hollywood ha ceduto: sarà presto possibile scaricare da Internet i film di prima visione in contemporanea all'uscita su DVD, tutto a poche settimane dalla prima visione in sala. La svolta epocale dovrebbe soprattutto invogliare una fetta consistente di smanettoni a desistere dalle scorribande tra prodotti piratati.
Per combattere la pirateria le Majors hanno accettato che anche le prime visioni vadano on line. [...] Il timore verso i pirati informatici si è in parte diluito dopo l'enorme successo della Apple che ha trasformato la vendita di canzoni e video per l'iPod in un business e in un fenomeno di tendenza. Per di più anche Amazon, con altri colossi del settore della distribuzione on line, si stava preparando per offrire il download diretto dei film. Per non essere tagliati fuori da questo mercato gli Studios renderanno quindi possibile la proprietà «fisica» dei film scaricati legalmente da Internet, ma inseriranno nel file una serie di «protezioni» digitali che dovrebbero impedirne l' ulteriore duplicazione e diffusione nel mercato pirata. I film scaricabili in un'ora circa occuperanno di media un gigabyte di hard disk. Potranno essere riversati su DVD per una copia di sicurezza, ma il disco potrà essere letto solo dal computer e non dal lettore collegato al televisore. Il film verrà a costare tra i 20 e 30 dollari, lo stesso prezzo dei DVD, ma non ci saranno gli extra che, in verità, per gli estimatori dell'home video sono un gadget a cui si erano abituati.
Nella rete italiana la notizia è subito circolata, i giovani squali dello scaricamento selvaggio stanno già affilandosi i denti. In un forum di cultori del «peer to peer» abbiamo interrogato un anonimo smanettone; il suo nick è Orlando e dice di essere una ragazza. «Non credo che sarà un problema fare copie leggibili comunque. Già ora per duplicare un film su DVD bisogna prima decriptarlo o "sproteggerlo". Tra i programmi che circolano c'è Dvd Decrypter che permette di copiare il contenuto del disco sul proprio hard disk. E' poi facile fare copie utilizzando un programma tipo Clone Dvd che, a differenza di altri, ti permette anche di scegliere le parti del dvd che vuoi copiare». Sembra difficile capire la ragione di tutto questo lavoro, ma per Orlando è una questione di denaro: «Serve per snellire i dvd troppo capienti, ricchi di contenuti aggiuntivi. Infatti, in commercio i dvd vergini più comuni sono da 4,7 Giga, mentre un film regolarmente in vendita è su un supporto a doppio strato (DL - dual layer) a 8,5 Giga. Se vuoi copiarlo per intero costa molto di più: circa 4 euro a pezzo, contro 20 o 30 centesimi di un dvd a strato singolo» [...]
Il dibattito sul "Cinema, vivo o morto"
(Giovedì 20 Aprile 2006)
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