 L’antagonismo destra-sinistra Il sogno politico del piccolo borghese Rivedendo in TV “Caterina va in città”
di Pino Moroni  Passate le elezioni, alla pari tra quello che da tempo viene definito “Antagonismo destra/sinistra”, RAI Uno ha messo in programmazione il film Caterina va in città.
La pellicola di Paolo Virzì (2004) esamina, attraverso gli occhi di un’adolescente, il modo di essere dei gruppi rappresentativi della “Destra” e della “Sinistra” della nostra società. Gli ambienti, le famiglie, i gruppi, ed i giovani dell’una e dell’altra parte. Nessuno, fra tanti, ci fa una bella figura. Ma sarebbe troppo superficiale classificare la società italiana prendendo solo ad esempio quelli schierati per una delle due parti politiche. Il teorema “ricco è a destra, cultura è a sinistra” è quantomai leggenda metropolitana. È frutto di un cliché stantio e ripetitivo. La verità è che il cinismo dei pochi che fanno frutto di questo teorema e a cui fa comodo questa classificazione riesce ad irretire la stragrande maggioranza degli italiani, che scimmiottano soltanto “qualcosa che sa” di destra o di sinistra. Rimpallano di qua e di là in termini di un solo anno (vedi elezioni regionali) o addirittura di mesi (vedi sondaggi recenti). L’epoca delle grandi convinzioni “ideologiche” (fascismo, comunismo, integralismo cattolico, regionalismo) è morta da tempo. Vero è che si tenta spesso di risuscitare qualcuno di questi vecchi termini, ma questi sono fenomeni di moda, vacui e superficiali per definizione. Esiste, invece, una terza classificazione, oltre le Destra e la Sinistra, e non è il centro. È una realtà sociale costituita da un piccolo ceto borghese, di fatto e di diritto, di pensiero e di realtà, che si identifica –secondo le sue esigenze personali, economiche, culturali e sociali- con uno dei due poli opposti, senza per questo condividerne le ideologie fondanti. Più che identificarsi, è così compenetrato nel misero concetto “piccolo borghese” di scalata sociale che basta solo un barlume di speranza di poter far parte attiva di uno dei due gruppi, per spostarlo su una delle due posizioni contrapposte.

“Clientes”, avrebbero detto i romani. Ossia coloro che aspettano un favore dalla prima parte che glielo offre, che gli fa balenare la possibilità di godere dei privilegi dei pochi (5%) che li hanno, tanto a destra quanto a sinistra. Nel film di Virzì il personaggi interpretato da Sergio Castellitto è il tipico esempio di questa categoria. Ambizioso professorino che, attraverso la figlia, cerca di penetrare in uno dei due gruppi ideologici e di potere –quale che sia- per esserne gratificato. Vorrebbe, il "borghese piccolo piccolo", una bella casa spaziosa, una macchina ed una moto adeguate, una moglie nobile o attrice, la pubblicazione di un suo scritto, la partecipazione ad un talk show televisivo, ed in generale essere chiamato a far parte dei “salotti buoni” degli intellettuali, dei nobili e del potere. Per Virzì la soluzione, dopo una lunga fase di depressione e rigetto, è solo quella di uscire dalla trappola piccolo borghese, mollare tutto e ritrovare la libertà delle proprie decisioni. Il “posto vacante” lasciato nel film dal personaggio di Castellitto verrà subito occupato da un altro, ancora più dimesso ma ugualmente ambizioso. E la figlia, che aveva solo percepito i due mondi ideologico-politici ed i loro ruoli vincenti nella società, entrando all’accademia di Santa Cecilia, costituirà un nuovo nucleo piccolo borghese, con le stesse aspirazioni obbligate di sempre. E quindi anche alle elezioni del futuro, insieme ad un gruppo sempre più deciso di professionisti della politica, ci sarà “massa di manovra” piccolo borghese che riempirà le due quote del 50%.
(Giovedì 13 Aprile 2006)
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