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Al cinema!

Il "giorno dello spettatore"

È vivo o morto il cinema?


di Piero Nussio


Il cinema è come Dio, ogni tanto lo danno per morto.
Qualcuno, anzi, ha soggiunto: "Il cinema è stato il fenomeno di un secolo, del '900. È nato poco prima dell'inizio del secolo, morirà poco dopo della fine del secolo".
Se così fosse, saremmo già allo stadio dello "zombie".
E per qualche verso, forse, è così.
Di sicuro le sale strapiene, il cartello "Solo posti in piedi", sono ricordi di un tempo passato. Così come le domeniche sudaticce, e la voce stentorea dei promo.
Non tutti, fra gli addetti ai lavori, però sono d'accordo. Le voci sono molte, e tutte interessanti.

Cominciamo dalla testimonianza di un critico spagnolo, anche regista e sceneggiatore: Vicente Molina Foix. Scrittore, sceneggiatore e critico cinematografico, nel 2001 ha anche diretto il film “Sagitario”, tratto da una sua opera teatrale.
Il suo contributo è tradotto da un editoriale pubblicato dal quotidiano El pais del 25 ottobre 2005.


Il cinama Luna di Madrid




Il giorno dello spettatore
di Vicente Molina Foix

Hanno chiuso anche i cinema Luna, fra Callao e la Corredera, e, come ogni volta che chiude un cinema di Madrid, mi ricordo di cose che vi sono successe. [...] Mi riferisco alle cose che mi sono passate nella testa, o negli occhi, da spettatore in questi cinema. Nei Luna ho visto delle rarità che sono durate meno nella programmazione che nella mia memoria, come la pellicola di Eduardo Cozarinsky “Dans le rouge du couchant”, ma ci ho visto anche opere famose e di gran successo come il film postumo di Kubrick “Eyes Wide Shut” [...]

Ciò di cui non voglio parlare in quest’articolo è della crisi del cinema e neppure della morte della pellicola in quanto tale e dei suoi spazi tradizionali di proiezione. Di becchini e di uccelli del malaugurio ce n’è già a sufficienza. Voglio solo fare un po’ il sentimentale, ma senza arrivare alle lacrime. Lo so che il futuro passa per il DVD ed il cinema via cavo, per gli attrezzi casalinghi ad alta definizione e con un sacco di plasma, per i film scaricati nel PC o compressi nel piccolo schermo del cellulare, per la brutte copia illegali che anno sostituito il cinema delle lenzuola bianche rammendate. Ma io continuerò ad andare nelle sale, almeno finché ne rimane qualcuna aperta. Sì, si vede, sono un po’ un dinosauro, ma c’è chi mi batte. Sabato scorso è morto a Madrid l’avvocato Jacobo Echeverría-Torres, famoso perché si è sempre battuto per la libertà, quando da queste parti non c’era, e per la solidarietà con l’Altro, quando serve di più. Gli articoli lo hanno ricordato per queste cose e non per il cinema, ma lui ne era un grande estimatore ed anche un promotore. [...] Nell’ultimo anno, mentre combatteva valorosamente contro il cancro, si era preso un impegno – o una “visione”- ancora più eroica verso la settima arte: affittare un cinema nel quartiere di Salamanca, che riteneva a ragione uno dei più carenti, e programmarci quelle pellicole che piacevano a lui ed ai suo soci, insomma, dei bei film. La chiusura della sua vita si somma a quella di tutti gli schermi dove lui con noi imparò ad amare il cinema.

La sera scorsa, tornando a casa, sono passato davanti al Peñalver, una delle sale chiuse che Jacobo Echeverría-Torres aveva messo nella sua lista di candidati alla resurrezione. L’immagine di questa sala lunga e stretta, dove era stato proiettato “Pepi, Luci e Bom e le altre ragazze del gruppo” [primo film di Almodovar], oggi è desolante. Dietro la grata di ferro si intravede la hall, o i suoi resti, e sotto la polvere della cassa ancora si vede il prezzo (700 pesetas) che gli ultimi spettatori hanno pagato per vedere l’ultima pellicola proiettata, il film francese “Romance”. E vi si legge pure che tutti i mercoledì non festivi era al Peñalver il “giorno dello spettatore”. I “giorni dello spettatore” sono oramai contati?

[tratto da: "Día del espectador" EL PAÍS 21-10-2005]



(Lunedì 27 Marzo 2006)


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