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 Esce nelle sale "Il Caimano", accompagnato dalle polemiche Grazie, Nanni Un grande film di Nanni Moretti
di Piero Nussio Grazie, Nanni, per 112 minuti di ottimo cinema. Grazie per la triste storia d’amore, quella fra il produttore Bruno (Silvio Orlando) e sua moglie Paola (Margherita Buy). E grazie per aver detto la tua sulla difficile –e strana- vita del cinema (compreso il trash, "Mocassini assassini", "Stivaloni porcelloni" ed i critici -grandioso Tatti Sanguinetti- che lo osannano).
Mi sono seduto in sala, ieri, pensando di dover vedere un film su un personaggio che mi sta infastidendo, tutti i giorni, da vari anni. L’ho fatto, Nanni, perché conosco ed apprezzo tutti i tuoi film, da Io sono un autarchico (1976) a La stanza del figlio (2000). E poi, particolarmente, Bianca e La messa è finita. Solo per questo. Perché se il film fosse stato di un altro, con quel soggetto e a quindici giorni dalle elezioni, ti assicuro che me lo sarei risparmiato.
Poi, in realtà, un brividino me lo hai dato ancora prima di entrare in sala: c’era –fuori- tutta un’aria da referendum, tutta una spaccatura “nel sociale” che mi mancava ormai da vent’anni. Qualcuno si rifiutava di vederlo, altri si davano appuntamento al cinema con aria complice, tu “apparivi” in televisione (e che sei, la Madonna?), tutti i politici facevano dichiarazioni sul tuo film (senza averlo visto, come fanno i veri critici professionisti...).
Insomma, in questa morte delle passioni, in questo freddo inverno del nostro scontento, male che fosse andato, andare al cinema così era già una gran soddisfazione.

Il caimano: Silvio Orlando è il produttore Bruno Bonomo Poi, in sala s’è fatto buio. È iniziato un film solido come una produzione americana. Ben recitato come un film vero. Pure la musica era bella, e adatta. E non era un film che, come temevo, parlava di “nani e ballerine”. Era un film che mi parlava di cose mie. Di me che vivo, faccio un lavoro, e mi succedono cose. Cose diverse (per fortuna) da quelle del tuo film, ma la sincerità si riconosce, e le cose raccontate con sincerità si sentono subito.
Poi, ovviamente, la storia ruotava intorno a “Lui”. Non è importante dire il nome: oggi lo conoscono tutti, domani (speriamo) quel nome potrebbe essere dimenticato ed inutile. Non era facile parlarne. Non è facile affrontare quel tema, intendo dire. L’ha fatto Orson Welles ed il suo “Quarto potere” (Citizen Kane, 1941) è uno dei pochi capolavori indiscussi del cinema. Pochi altri hanno tentato, Sidney Lumet con “Quinto potere” (Network, 1976) ne è il migliore esempio. Tu stesso fai citare, nel film, l'importante stagione italiana dell’impegno civile: “Todo modo” (1976) di Elio Petri, “Il caso Mattei” (1972) di Francesco Rosi, e gli altri film dell’epoca, molti dei quali tratti dai romanzi di Leonardo Sciascia ed interpretati da Gianmaria Volontè. Ma tu sai, per primo, che oggi non solo ci mancano Sciascia e Volontè, ma soprattutto un pubblico di persone vive, ed interessate ad una cinematografia di quel genere.
E poi, parlare della DC, di Enrico Mattei, di Aldo Moro -ed anche di Belzebù Andreotti-, era parlare di uomini comunque di valore, e di una battaglia di idee (oltre che di potere). Ma parlare di speculazioni edilizie, di televisione "culi e tette", parlare di nani e ballerine, parlare di sottobosco e corruzione, non è un tema alto. Non si adatta ai toni di Sciascia e Volontè. Ci ha provato Federico Fellini, ti ricordi di “Ginger e Fred” (1986)? Lì gli bruciava personalmente, perchè c’era in atto la polemica sulle sue (di “Lui”) televisioni, che impilottavano di spot pubblicitari tutti i film, e se ne salvavano solo quelle stupidaggini che erano indistinguibili dalla pubblicità. Eppure, nonostante Mastroianni e la Masina...

Il caimano: Margherita Buy è la moglie Paola Non ti montare la testa, Nanni, ma lo sai anche tu che sei riuscito nell’intento meglio di Fellini. Perchè tu, per parlare di un tema basso (“Lui” e tutte le sue bassezze e corruttele) hai scelto un registro alto (Noi, ed i problemi del nostro vivere quotidiano).
E adesso ho capito anche perchè non hai voluto che se ne parlasse (ti immagini quello che uscirà, nel “salotto di Vespa”?), e soprattutto ho capito perchè hai dovuto fare un film su di “Lui”. Perchè il tema, lasciatelo dire, non è né piacevole né stimolante. E nemmeno intrigante. Te la sei cavata, tu, perchè hai avuto delle invenzioni buñueliane come la valigia di soldi che piove dal cielo, o perchè ha fatto interpretare “Lui” a ben tre attori (Elio de Capitani, Michele Placido, Nanni Moretti), oltreché da lui stesso in brani di repertorio. Così facendo, “Lui” si spersonalizza e diventa il Caimano, un personaggio di fantasia perversa, come l’orco delle favole, il bau-bau, il lupo mannaro, l’omo-nero. Il male da esorcizzare. Ma senza quel tono giocoso che tutte quelle antiche denominazioni del male hanno acquisito col tempo e con l’abitudine.
Forse, col tempo e con lo svanire dei ricordi, anche il “caimano” diverrà un personaggio per le favole ed i cartoon del pomeriggio, un protagonista del “Signore degli anelli”. Per il momento, le “Cronache di Narnia” sono invece ancora le “Cronache del TG4”, e ci tocca subircele minuto per minuto.
E quindi grazie Nanni, perchè per 112 minuti ci hai raccontato che la vita è quella nostra, non quella in diretta del “Grande Fratello”...

Il caimano: Michele Placido è l'attore Marco Pulci Oriana Maerini ha apprezzato meno il film:
(Lunedì 27 Marzo 2006)
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