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Un thriller politico che non avvince

The constant gardener – La cospirazione

Dal regista di "City of God"


di Francesco Lomuscio


Tratto dal romanzo Il giardiniere tenace di John Le Carré, arriva nelle sale cinematografiche italiane The constant gardener - La cospirazione, vincitore del Golden Globe per la miglior attrice non protagonista Rachel Weisz. Quest'ultima veste nel lungometraggio i panni della fervida attivista Tessa Quayle, la quale, in una lontana area del Kenya del nord, viene trovata uccisa, mentre il suo compagno di viaggio, un medico locale, è scomparso dalla scena e le prove puntano ad un delitto passionale. Ma le voci sulle infedeltà della defunta moglie, spingono Justin Quayle, interpretato da Ralph Fiennes, ad andare fino in fondo nella storia, sebbene i membri dell’Alto Commissariato Britannico siano convinti che il vedovo abbia lasciato la faccenda nelle loro mani. L’uomo, infatti, partecipa ad un corso intensivo per conoscere l’industria farmaceutica, di cui Tessa stava per scoprire molti segreti, finendo per venire presto a conoscenza dei confini di una vasta cospirazione che ha provocato vittime innocenti.

“L’opportunità di affrontare alcune industrie farmaceutiche era solo uno degli elementi che mi hanno spinto a dirigere The constant gardener. Un altro è stata l’opportunità - la scelta - di girare in Kenya. Ed è anche, fondamentalmente, una storia d’amore molto originale; un uomo che sposa una donna più giovane, ma è dopo la sua morte che si innamora veramente di lei e la va a cercare. E’ una bellissima storia con un tocco di esistenzialismo”. Con queste parole il regista Fernando Meirelles, autore, tra l’altro, di City of God (2002), racconta i motivi che lo hanno convinto a trasferire su celluloide l’opera di Le Carré.

Il film è un thriller politico riguardante il comportamento illegale e la manipolazione da parte delle industrie farmaceutiche, che Fiennes definisce come “una storia d’amore retrospettiva” perché, attraverso una struttura narrativa tutt’altro che classica, racconta un viaggio che il protagonista ripercorre non solo indagando su ciò che Tessa stava cercando, ma riscoprendo anche il loro rapporto.


Eppure, The constant gardener – La cospirazione, in cui vediamo coinvolto anche l’ottimo Pete Postlethwaite, nonostante le buone premesse, propone un intrigo che raramente riesce a suscitare interesse nello spettatore, a causa della presenza di personaggi caratterizzati da ben poco spessore e di una certa mancanza di tensione, elemento fondamentale in tutto ciò che viene classificato come thriller.
Il risultato finale, quindi, è un elaborato terribilmente piatto e noioso, al quale trenta minuti in meno avrebbero sicuramente giovato, che ci spinge a dubitare sempre più del sistema adoperato dai membri della Academy per scegliere i film da mettere in corsa per il Premio Oscar; infatti, se già lasciava perplessi la candidatura del George Clooney di Syriana, ora ci troviamo anche a fare i conti con il film di Mereilles, nominato, tra l’altro, per la sceneggiatura non originale di Jeffrey Caine e per la colonna sonora di Alberto Iglesias, assolutamente priva di coinvolgimento e tra le note negative del lungometraggio.
E’ proprio il caso di dire che non serve più a nulla andare a vedere i blockbuster infarciti di innovativi effetti speciali per rimanere stupiti, basta leggere le notizie che ruotano attorno al magico universo della celluloide.


giudizio: *



(Sabato 4 Marzo 2006)


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