 Il nuovo lungometraggio dei Manetti Bros Piano 17 Grande professionalità in un film a basso budget
di Mirko Lomuscio Mancini (Giampaolo Morelli) è il componente di una gang criminale. Il suo nuovo compito è quello di posizionare una bomba all’interno della direzione generale di una grande banca, al fine di distruggere scomodi documenti; ma, travestito da uomo delle pulizie, con tanto di ordigno dal timer innescato, rimane inaspettatamente bloccato nell’ascensore dell’edificio, in compagnia di Meroni (Giuseppe Soleri) e Violetta (Elisabetta Rocchetti), due ignari impiegati. Mentre il tempo avanza, i suoi due complici Pittana (Enrico Silvestrin) e Borgia (Antonino Iuorio), fuori, tengono sotto controllo la situazione. Qualcosa di positivo sta succedendo nel panorama cinematografico italiano: dopo il successo delle commedie Eccezzziunale…veramente capitolo secondo…me e Notte prima degli esami, ecco arrivare questo piccolo film, costato soltanto 70.000 euro, che vede il ritorno al lungometraggio per i Manetti bros, cui si deve il primo passo verso la riscoperta di certi prodotti di genere, grazie alla pellicola d’esordio Zora la vampira, del 2000. Ora, dopo non poche esperienze nell’ambito dei videoclip, al servizio di artisti del calibro di Max Pezzali, Alex Britti e Francesco Renga, i registi sembrano accettare la non facile sfida di dimostrare che, anche con un budget ristretto, si possono realizzare prodotti capaci di reggere il confronto con film supportati dalle grandi produzioni. E semmai ispirandosi proprio ad essi (durante la visione viene in mente anche il cinema di Joel Silver).

Il piatto forte del film è sicuramente la sceneggiatura, scritta dagli stessi Manetti in collaborazione con Anatole Pierre Fuksas e Giampaolo Morelli, caratterizzata da avvincenti dialoghi che spaziano tra la celluloide action degli anni ottanta ed aneddoti tipicamente tarantiniani: basta citare il dialogo sui sogni di Borgia ed i suoi commenti rivolti al mondo partenopeo. Quindi, mentre personaggi e situazioni vengono abilmente delineati, e, tra citazioni visive e verbali, fa la sua apparizione anche una maglietta raffigurante il vecchio videogioco Space invaders, ci rendiamo conto del fatto che un intelligente uso della struttura narrativa può perfettamente sostituire sparatorie ed inseguimenti, solitamente al centro di determinate opere d’intrattenimento. Ed anche sul fronte tecnico andiamo decisamente bene, con il serrato montaggio di Federico Maneschi (anche se alcuni ritmi sarebbero da rivedere), collaboratore abituale dei Manetti bros, e la bella fotografia dell’esordiente Fabio Amadei. Il tutto commentato dalle funzionali musiche ad opera del collaudato duo Pivio e Aldo De Scalzi (Distretto di polizia) e sostenuto da un cast i cui componenti risultano tutti in parte. Difficilmente verrebbe da pensare, anche soltanto leggendo i titoli di testa (con tanto di partecipazione amichevole di Massimo Ghini), che si tratta di un elaborato quasi amatoriale.

giudizio:**
(Sabato 4 Marzo 2006)
Home Archivio  |