 Un western di Tommy Lee Jones Le tre sepolture Premiato a Cannes
di Roberto Leggio In una società civile, la dignità di un uomo si valuta da quanto essa sia “visibile”. Il vaquero Malquiades Estrada, invece, è un clandestino messicano; un “invisibile” che non ha nessun diritto, nessuna giustizia e nemmeno una fossa dove riposare. Così quando viene ucciso e seppellito frettolosamente, la polizia locale non perde tempo a trovare il suo assassino. Non la pensa allo stesso modo il suo migliore amico, il caposquadra Pete, un texano che tempo addietro gli aveva promesso di riportare il suo corpo al di là del Rio Grande, in Messico. E una volta trovato il colpevole: una guardia di frontiera dal grilletto facile e una montagna di problemi irrisolti; lo costringe, ammanettato e vestito con gli abiti della sua stessa vittima, a diseppelire l’amico e affrontare un viaggio (non solo metaforico) verso una degna sepoltura, l’espiazione, il perdono e la rinascita.

Rincorrendo i tempi, Le Tre Sepolture di Tommy Lee Jones è un sorprendente road-movie western che mette sotto il microscopio la realtà umana che si snoda in quella linea di demarcazione tra Messico e Stati Uniti. Il confine che segna la differenza tra “i sommersi ed i salvati”. Tutto il film è una continua riflessione sulla difficile convivenza tra due culture diametralmente opposte, sul valore dolente dell’amicizia e sulla dicotomia tra buoni e cattivi e immigrati e americani. E per meglio rendere i percorsi incrociati dei protagonisti, la vicenda prende forma attraverso un’ottima miscela di flashback, coincidenze, maledizioni del destino e incontri simbolici. Come è potentemente simbolica la menzogna descritta nel finale a sorpresa. Perché dietro quella rivelazione si intravede la possibile realizzazione di un sogno. Lo stesso che inseguono tutti quei disperati che giornalmente rischiano la vita attraverso il confine per il “paese dalle molte insegne”. Ammantato di una sua anima metafisica e crepuscolare la vicenda si evolve e si trasforma in una parabola estrema e beffarda sulle utopie umane, così profonda da sembrare leggenda.

giudizio: * * *
(Venerdì 10 Febbraio 2006)
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