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Due mostri sacri per un film deludente

The door in the floor

Scene erotiche ridicole e intreccio improbabile


di Samuele Luciano


Chi si nasconde dietro le favole che ci raccontano da piccoli? Che tipo di persona può essere l’autore di favole per bambini che inventa e scrive storie bellissime?
Uno scrittore deve avere il coraggio di entrare dentro “la porta nel pavimento”, quella che dà accesso a orrori inimmaginabili e trasformare la paura in racconto, addirittura in favola, attraverso un’arma sofisticata: l’ironia.
Ironico e spocchioso è lo scrittore Ted Cole, interpretato da Jeff Bridges, che a fronte del matrimonio fallito con Marion ( Kim Basinger), la morte prematura dei due figli maschi e una figlia piccola che di notte non fa che strillare, dipinge i nudi delle sue amanti con inchiostro di calamari.
Se lo scrittore affronta da scrittore le disgrazie dell’esistenza, la moglie “pietrifica” (per forza, ha visto la gamba tranciata del figlio morente) davanti a quell’incidente che le ha portato via più di mezza prole, anziché entrare nella porta del pavimento si fa lei stessa tempio del dolore.
In mezzo ai due protagonisti apparentemente così antitetici, si inserisce il giovane Eddie (Jon Foster), aspirante scrittore che deluso dal cinismo del mentore Ted s’innamora del dolore di Marion e del tempio tutt’intorno…

Il regista Tod Williams trae una sua personalissima lettura dal romanzo "Vedova per un anno" di John Irving e lo fa scegliendo una regia morbida, disseminata di gag ammiccanti e scene di sesso volutamente buffe più che erotiche.


A Williams sembra non interessare il dramma centrale della storia quanto il modo di reagire dei due genitori al lutto in famiglia, non rinunciando intanto a dare qualche lezioncina sull’iniziazione al sesso (abbastanza lontana dal Samperiano Malizia) e sulla scrittura.
La scelta dell’acerbo cineasta è ardita, in quanto vorrebbe far sorridere e appassionare inquadrando le macerie di una famiglia e grazie all’ausilio di due mostri sacri come il pluri candidato agli Oscar Jeff Bridges (rispettivamente: Una calibro 20 per lo specialista, L’ultimo spettacolo, Starman, The Contender) e la sempreverde Kim Basinger (9 settimane e ½, Batman, L.A. Confidential), riesce ad ottenere un mosaico di stravaganze in parte molto simpatico.


Non bastano tuttavia le facce di Bridges, la sex ancora symbol Kim Basinger, la bravura del puberale Foster e la bella fotografia di Terry Stacey, a nascondere alcune artificiosità dell’intreccio come la dinamica dell’incidente stradale alquanto improbabile e dei personaggi di contorno non sempre necessari.
Ci si potrebbe chiedere cosa avrebbe fatto Bergman con una trama del genere…
Musiche soporifere di Marcelo Zarvos.


Giudizio: *



(Venerdì 3 Febbraio 2006)


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