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Un libro sui luoghi di cinema in terra di Siena

Come le onde del mare

Franco Vigni esplora paesaggi ed emozioni


di Oriana Maerini


Non è facile trovare un libro originale quando si parla di cinema e dei suoi luoghi. Come onde del mare. Siena e la sua terra nello specchio del cinema lo è a cominciare dalla sua struttura.

Il lettore entra in contatto con il testo come se entrasse all'interno di un ideale percorso dentro una Galleria virtuale dedicata alle immagini del territorio senese nel cinema. Scopre, così, una ricca e cospicua raccolta di opere e autori che hanno avuto come riferimento questo lembo bellissimo di terra Toscana.

Il libro ci fa riscoprire quei luoghi che la sensibilità, l’attenzione, la maestria, la capacità di guardare e di “saper vedere” dei registi più esperti e abili hanno saputo trasformare, da semplici scenari naturali, in quadri, affreschi, ritratti, scene.

Cinebazar vi accompagna in questo ipotetico viaggio:

Oltrepassato “l’ingresso”, si accede alla prima “sala”, dedicata ai paesaggi dell’anima: quelli che Andrej Tarkovskij ha magistralmente rappresentato in Nostalghia, riuscendo a coglierne le palpitazioni più interne e segrete; paesaggi che, facendo entrare in funzione le straordinarie capacità immaginifiche del cineasta russo, sono immersi in una arcana e rarefatta atmosfera che sembra rimandare a una diversa misura dell’esistenza

Dalla prima sala si passa alla seconda, dedicata a Siena e al suo Palio. Un'immagine della città assati mostrata, tranne rare eccezioni, come luogo del pittoresco, delle belle arti e delle tradizioni, tappa di un viaggio che si perpetua, terra in cui si approda per una rapida e furtiva sosta, luogo in technicolor dalla topografia immaginifica esibito nella sua sontuosa bellezza, nella sua chiassosa, allegra e spumeggiante esuberanza, nei suoi scontati cliché, nel suo acceso e inestinguibile campanilismo contemplato come valore.

La terza sala è quella dei passaggi e degli attraversamenti, delle peregrinazioni e dei pellegrinaggi, delle nostalgie e delle rimembranze, in cui le terre senesi si offrono come luoghi di passaggio, espressione di un dinamismo e di un‘istanza nomadistica di cui spesso i protagonisti delle vicende sono forieri, tappa di un percorso che è tanto esteriore quanto, talvolta, interiore, sulle strade facili e pianeggianti dell’umorismo e della commedia o su quelle più ardue e impervie del disagio esistenziale e dell’inquietudine.

Non poteva mancare una dedica al preziosi vino di questa terra e così la quarta sala si intitola “Chianti amore e gelosia”. Qui viene celebrata terra del vino che si fa luogo ideale in cui far sfrenare i sentimenti, sospeso in una atemporalità che rende i gesti, gli slanci e le parole espressione di una natura umana da sempre invischiata nei dedali della passione; territorio che, nel consolidato immaginario sulla Toscana propagandato e veicolato da una moltitudine di riviste e film in formato depliant, si prospetta quale elemento-simbolo di un’indole le cui idealizzate coordinate sono date dall’impalpabile calore dei moti dell’animo e del cuore, dall’irruente vitalità, da una spontaneità affatto particolari.

La sala successiva è riservata ai dei grandi maestri toscani: i fratelli Taviani. Veri e propri cinematografici cantori di una terra, la Toscana, in cui affondano le loro radici culturali e creative.
Qui l'autore racconta lo straordinario palcoscenico di San Gimignano che si inserisce in un contesto ambientale e paesaggistico che conferisce al film una fisicità densa e al contempo impalpabile, sfuggente, ambigua.

La sesta sala tratta de il “tempo dei gitani e dei braccianti”. In questo spazio viene analizzato il difficile periodo del secondo dopoguerra, agli anni degli ideali e dei tradimenti, dei fervori rivoluzionari e dei ripiegamenti, in una striatura di sentimenti a cui il paesaggio valdorciano, nella continua fuga delle sue colline, dà simbolico spessore.

La settima rimanda alle suggestioni shakespeariane di molti film girati in Toscana e si chiama, quindi “Siena-upon-Avon”. Racconta le pellicole tratte dalle opere del Bardo: luoghi che, in bilico fra storia e leggenda, a più riprese hanno contribuito a dare consistenza a quella poetica e produttiva ambivalenza di cui le opere shakespeariane sono intrise.

Segue la sala in cui gli ambienti senesi divengono palcoscenico di una storia di “ossessioni” e vendette (quelle narrate da Mario Soldati in un suo film, Tragica notte, del ’42) incanalate sulla strada del neorealismo: ambienti che si fanno elementi figurativi di spessore simbolico, autentici squarci di quel neorealismo che il viscontiano Ossessione, l’anno successivo, più marcatamente preannuncerà, e che indelebilmente segnerà il cinema italiano del dopoguerra il quale avrebbe trovato nel paesaggio uno dei suoi topoi più facilmente riconoscibili e significativi.

“Amore e altre catastrofi: il sentimento della guerra e la guerra dei sentimenti” è il tema della nona sala.
Qui l'autore passa in rassegna quei film ( tra cui Il paziente Inglese di Anthony Minghella) e quei luoghi in cui si riverberano gli echi terribili del conflitto bellico, o in cui il dramma della guerra, i valori della Resistenza e le difficoltà della ricostruzione sfumano nel dramma o nella commedia dei sentimenti, in una cornice paesaggistica che sovente assume valenze al contempo epiche e passionali.

Non poteva mancare un accenno ad un film cult girato in terra senese come “la leggenda del santo bevitore” ed una sala dedicata agli ambienti senesi che si sono offerti a rappresentazione e a visione di un intero mondo, quello religioso-pagano-rurale-consumistico toscano, scoperto nel suo paesaggio geografico e umano, nei suoi lavori e nei suoi riti.

Nell’undicesima sala è dedicata alla Storia ed a tutti quei film che rappresentano i secoli. Dal Medioevo al Novecento passando per il Rinascimento. La realtà storica è qui restituita attraverso i motivi dell’immaginazione, reinventata, reinterpretata, filtrata attraverso la griglia etica-estetica dei vari autori e attraverso i canoni, gli stilemi e i motivi su cui si edificano i differenti generi e modelli cinematografici.

L’ultima sala è quella dei “paesaggi tradotti o traditi”, nel passaggio e nella trasposizione dei testi da letterari a visivi: spazi e ambienti dove rivivono i personaggi di Cassola, di Malaparte, di Tozzi, di Pirandello e di scrittori e romanzieri stranieri come Maugham, Rochefort, Ondatije e Forster.

Siamo arrrivati all'uscita ma, come ogni buon visitatore che si rispetti facciamo una pausa al “bookshop” dove troviamo: i “frammenti d’arte”, e le “schegge di memoria", le tracce, i segnali, le immagini carpite, rubate, estrapolate, attraverso cui il contesto senese entra nel cinema anche per vie traverse, oblique, indirette, per citazioni, labili allusioni, pittoriche suggestioni, riferimenti iconografici.


Come le onde del mare
Siena e la sua terra nello specchio del cinema
di Franco Vigni
aSKa edizioni
pagg 239
20 euro



(Giovedì 12 Gennaio 2006)


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