 Ninna Narnia! Le cronache di Narnia Film noioso e soporifero
di Francesco Lomuscio Nato a Belfast, in Irlanda, il 29 novembre del 1898, e scomparso il 22 novembre del 1963, Clive Staples Lewis, meglio conosciuto come C.S. Lewis, è stato uno dei più accreditati e prolifici scrittori del XX secolo, vantando una produzione che spazia dai libri per bambini al fantasy, dalla fantascienza ai romanzi, fino ai testi accademici, i quali hanno fatto di lui un mentore intellettuale e spirituale per milioni di studenti. Oggi, sotto la produzione di quel Mark Johnson che vinse il Premio Oscar, nel 1988, per Rain man – L’uomo della pioggia di Barry Levinson, Andrew Adamson, cui dobbiamo i due lungometraggi d’animazione Shrek (2001) e Shrek 2 (2004), debutta nella regia di un film live action trasferendo sullo schermo Il leone, la strega e l’armadio, primo di una serie di sette volumi intitolati Le cronache di Narnia, scritto da Lewis nel 1950, e di cui dice: “Ho letto tutti e sette i libri nel giro di due anni, li ho letti e riletti continuamente. Fondamentalmente mi sentivo parte del mondo di Narnia per un certo periodo. Ricordo questa storia grandiosa, con una tremenda battaglia fra bene e male e una galleria di creature mitologiche… Volevo avere assolutamente la possibilità di portare quel mondo sullo schermo”.
Quindi, come il piccolo Bastian dell’indimenticabile La storia infinita (1984) si ritrovava catapultato nella magica Terra di Fantasia grazie al romanzo che dava il titolo al film, i quattro giovani fratelli Pevensie, nella pellicola di Adamson, giocando a nascondino nella casa di campagna di un vecchio professore, s’immergono nello spettacolare universo parallelo di Narnia, allontanandosi dalla Londra della Seconda Guerra Mondiale, attraverso un armadio fatato. E quello che appare ai loro occhi è un magico regno popolato da creature mitologiche ed animali parlanti che non avrebbero certo sfigurato al fianco del celeberrimo dottor Dolittle. Tra questi, il saggio e mistico leone Aslan, sovrano del posto, che supporterà i quattro ragazzi in una colossale lotta contro la Strega Bianca Jadis, con il volto di Tilda Swinton (Orlando, Broken flowers), la quale ha lanciato un terribile incantesimo, stringendo Narnia nella morsa di un gelo senza fine.

Adamson prosegue: “A differenza di Tolkien, che era molto specifico, Lewis lasciava parecchio all’immaginazione del lettore, quindi abbiamo avuto l’arduo compito non solo di creare Narnia, ma di cercare di soddisfare le aspettative del pubblico, di portare il film al livello dei loro sogni e fantasie”.
Quindi, inutile stare a precisare che l’elemento che principalmente colpisce l’attenzione dello spettatore, tra centauri, fauni, minotauri ed altre fantastiche creature, è la bianca ambientazione naturale, frutto del notevole lavoro svolto dal vasto team tecnico – artistico, all’interno di cui troviamo lo scenografo Roger Ford, candidato all’Oscar per Babe – Maialino coraggioso (1995), ma anche il “giardiniere” Russell Hoffman, a capo di una squadra di addetti agli alberi e ai paesaggi, e “l’uomo della neve” Peter Cleveland, la cui troupe ha fatto ricorso ad undici diversi materiali per la creazione della neve.
Per il resto, però, Adamson non possiede il tocco d’autore di un Peter Jackson, limitandosi a riempire in maniera piatta e scontata 140 minuti (veramente troppi!) di celluloide che, tra spruzzate d’ironia e gigantesche battaglie che richiamano inevitabilmente alla memoria quelle della pluriosannata trilogia de Il Signore degli Anelli, risultano soltanto soporiferi.
giudizio: * *
(Venerdì 23 Dicembre 2005)
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