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La difficoltà di essere Padre

L'enfant

Palma d'oro a Cannes ora sugli schermi italiani


di Roberto Leggio


Bruno ha vent’anni. E’ un randagio ai margini della città dove vive alla giornata di piccoli espedienti. La sua ragazza, Sonia, gli ha dato da poco un figlio, Jimmy. Entrambi vivono con i soldi dell’affitto dell’appartamento di lei e con il ricavato dei piccoli furti commessi da Bruno. Lui è superficiale. Lei invece sa quanto sia difficile vivere in una società che non accetta inganni. Ad ogni modo si voglio bene. In questo contesto come farà Bruno a diventare un buon padre?
Ancora una volta il cinema essenziale dei fratelli Dardenne fa centro. Poche parole per una storia semplice senza sbavature. Cinema minimale per raccontare il disagio di una gioventù sbandata ma che è anche alla ricerca di un vero centro. “Non mi piace lavorare. Solo i coglioni lo fanno!” Dice Bruno quando gli viene proposto un onesto impiego da netturbino. E’ una frase che la dice lunga sull’incredibile necessità di accettarsi come individuo normale.


Perché Bruno, come tutti i personaggi filmati dai Dardenne, è l’emblema di una società in caduta libera. Non lo era forse anche Rosetta, l’eroina/vittima di uno dei loro film più riusciti? Lì, la cupezza di una vita senza svolta, si risolveva con una epurazione sacrificale. Qui invece, alla fine, i Dardenne (rinunciando per una volta al pessimismo) preferiscono credere ad un riscatto individuale. Il finale è criptico ma l’abbraccio tra le lacrime tra Bruno e Sonia va ben oltre ogni metafora.
Ad ogni modo c’è sempre una realistica attenzione verso l’emarginazione sociale. Quella che riempie le periferie di ogni città europea. Ma oltre questo, i due fratelli più conosciuti del cinema belga, focalizzano questo dramma sul piccolo fagottino del titolo, quasi ad ampliare la loro fiducia in un domani migliore. E per renderlo più esplicativo, al contrario dei loro passati lavori, i due registi allargano lo sguardo della loro telecamera. Non più attaccata ai volti dei personaggi ma puntata anche al contesto dell’azione. Quasi che il contorno, lo spazio in cui si muove Bruno, faccia da determinate volano alla sua probabile trasformazione.

giudizio* * * *






(Mercoledì 7 Dicembre 2005)


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