 Genere da salvare? "L'arca dei videoclip" Se ne è parlato a Mestre
di red.  Mestre. Genere di grande successo e di larga fruizione, specie presso il pubblico giovanile, il videoclip musicale ha ormai una sua storia e una sua estetica, spazi propri di distribuzione televisiva, un'economia strettamente connessa all'industria discografica. Non si può dire che il suo linguaggio non abbia influenzato il cinema, e che gli manchino riconoscimenti di ordine squisitamente culturale, entrato a buon diritto da tempo nel novero degli insegnamenti universitari di area audiovisiva. Ma che fine fanno i videoclip musicali dopo, una volta spentasi la loro immediata spendibilità? Su questo interrogativo, e sulle sue possibile risposte, si è concentrata la giornata di studi e di proiezioni dal titolo Un'arca per i videoclip.
Da Bohemian Rhapsody a oggi, trent'anni di musica da vedere e da salvare era il titolo del convegno che si è svolto il 2 dicembre al Centro Culturale Candiani di Mestre.
Promosso dalla Videoteca di Mestre del Candiani e dal Circuito Cinema Comunale l'evento è stato ideato e curato da Stefano Ferrio, docente di Semiologia del cinema e degli audiovisivi all'Università di Padova.
I lavori hanno cercato di puntare l'indice su due aspetti: da un lato la voglia di ricostruire la storia ormai trentennale dei videoclip (il cui incipit viene fatto risalire al celebre Bohemian Rhapsody, realizzato dai Queen nel 1975), dall'altro l'idea di motivare e sostanziare l'idea dell'arca-archivio, dove salvare la memoria di questa importante espressione cinemusicale.
(Lunedì 5 Dicembre 2005)
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