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Capo banda in "Transporter Extreme"

Alessandro Gassman

Unico italiano in un kolossal d'azione americano


di Oriana Maerini


Alessandro Gassman è fiero di essere l’unico attore italiano scelto per recitare in un kolossal d’azione made in Usa come “Transporter estreme” diretto da Louis Leterrier, dove lavora accanto a Jason Stathamm. E’ un film a metà strada tra "Mission: Impossibile 2" e "Man on fire" dove Gassman recita il ruolo di Gianni, il capo di una potente organizzazione criminale, che potrebbe avere finalmente "via libera" nel diventare il più grande trafficante di droga di Miami.
Dopo tanti ruoli drammatici o comici (Il bagno turco - Hamam, di Ferzan Ozpetek, "Quando eravamo repressi" di P. Quartullo, "Le uova d’oro" per la regia di Bigas Luna, "Uomini senza Donne", "La Bomba"di Giulio Base, "A babbo morto" di F. Giordani.) finalmente il bravissimo figlio d’arte ha debuttato anche in un grande film d’azione oltre oceano.
Ecco cosa come ci descrive questa nuova esperienza che arricchisce ancora il suo bagaglio d’attore.

Come è finito in questo set?
Ero a Parigi dove giravo un altro film quando mi ha chiamato il mio agente e mi ha detto che Besson cercava il protagonista negativo del suo prossimo film. Ho fatto dei provini e mi sono stato scelto. Fuori dall’Italia il cinema è ancora meritocratico: prendono chi pensano sia più giusto per il ruolo.

Per le scene di arti marziali si è avvalso di una controfigura?
No, gran parte delle scene d’azione sono state girate da me perché si lavora con l’ausilio di cavi d’acciaio e tiranti. L’agilità che vedete nel film non la mia personale ma quella di chi mi lanciava con questi cavi d’acciaio. Poi, essendo il capo dei cattivi, io non avevo molte scene d’azioni più che altro davo indicazioni agli altri. Ho solo due scene di combattimenti. Per non fare la solita figura del mangia spaghetti italiano che si lamenta per la lontana delle mamma quando mi hanno chiesto se volevo fare tutto da solo non mi sono tirato indietro. Così una scena dove prendevo un gran cazzotto mi è costata un’ernia cervicale!

Cosa c'è di diverso nel metodo di lavorazione usato dagli americani?
Intanto è diverso il clima sul set: c’è un grandissimo rispetto per il mestiere degli attori c’è un grande silenzio. Poi i ritmi sono completamente diversi: non si perde mai tempo e la luce è sempre buona per girare. Per non parlare dei confort. Abituato alle ristrettezze del nostro cinema mi sono meravigliato perché un giorno c’è stata una rivolta a causa della mancaza di coca cola light sul set! Avevo, come ogni attore, un angelo custode che si occupa di me.

Insomma, un’esperienza positiva?
Si, un’esperienza anomala che ho fatto molto volentieri e della quale sono molto contento. Certo non è con questo tipo di ruoli che un attore esprime le sue qualità perché questi sono film di puro intrattenimento. Io sono italiano e mi interessa raccontare delle storie che mi rappresentano ma non potevo rifiutare un’offerta così allettante. Spero solo di non specializzarmi in cattivi che prendono cazzotti e spero che questa esperienza mi porti anche altre opportunità oltre oceano. Considero il cinema americano tutto il peggio e il meglio che c’è nella cinematografia mondiale. Speriamo che arrivino proposte simpatiche e allettanti intanto il mio agente a Los Angeles che prima ha cominciato a riattivarsi...

Perché ha scelto di doppiarsi con l’accento partenopeo?
Parlavo inglese con il mio accento italiano ma quando c’è un italiano si usa dargli una connotazione regionale. Ho scelto una leggera cadenza campana perché ero indeciso se essere camorrista o mafioso. Ma il camorrista mi viene meglio anche perché, anni fa, lo avevo già fatto ne “La Bomba”.

Progetti futuri?
Ho terminato pochi giorni fa il film di Tavarelli “Non prendere impegni questa sera”, un film corale, una commedia dolce amara, dove recito al fianco di Zingaretti, Cescon, Tirabassi,Papaleo e Cortellesi. Per la Tv ho girato la fiction Dalida e Codice rosso, una serie di 12 film su un distaccamento sui vvf. Questo è un lavoro a cui tengo moltissimo perché ci sono scene molto spettacolari con grandi effetti digitali.

E il teatro?
Quest’anno debutto il 5 febbraio con la mia prima regia con “La forza dell’abitudine” di Thomas Berner. Oltre che regista sono anche protagonista e adattatore.



(Mercoledì 30 Novembre 2005)


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