 La scomparsa di Age Storia della “commedia all’italiana” attraverso due grandi sceneggiatori Una felice stagione del cinema
di Pino Moroni Agenore Incrocci (in arte: Age) ha lasciato –a 86 anni- la commedia umana. Insieme a Furio Scarpelli (in arte: Scarpelli) dal 1949 al 1985, ha formato un sodalizio –Age e Scarpelli- che ha tracciato le linee fondamentali di tutta la “commedia all’italiana”.
I due hanno sceneggiato copioni per registi come Steno, Monicelli, Risi, Germi, Scola ed altri. Con più di cento film, hanno dipinto un ritratto storico del costume italiano attraverso i quaranta anni che vanno dalla fine della guerra alla fine del boom economico. Il nome di questo magnifico momento del cinema italiano viene dal film di Pietro Germi Divorzio all’italiana (1962), un successo di pubblico, ma soprattutto un racconto della profonda provincia italiana che si universalizza e prende una pioggia di premi in tutto il mondo.

Commedia all'italiana: La grande guerra Ma la “commedia all’italiana” era nata molto prima, già con I soliti ignoti (Monicelli, 1958), che tratteggia i motivi che faranno ricco il filone: i personaggi escono dalle “macchiette” dell’avanspettacolo (vedi Totò, Nino Taranto, Rascel, ecc.) e diventano uomini veri di quella società italiana che, da povera, in pochi anni diventerà ricca con ogni mezzo, e pur sempre mentalmente stracciona e cialtrona.
Il merito di Age e Scarpelli, venuti come Fellini dall’esperienza della rivista satirica “Marc’Aurelio”, è stato quello di saper trasformare uno sketch satirico, un fumetto, una striscia, un raccontino ironico in copioni con personaggi umani, leggeri e profondi, complessi, profondamente radicati in quello che è il linguaggio cinematografico. Con le loro sceneggiature a quattro mani hanno dato uno spessore a questo tipo di italiano che muta, facendo ridere ma anche pensare, in un misto agrodolce di allegria e tristezza, di vitalità e morte. Age e Scarpelli hanno così creato personaggi eccezionali per interpreti anche eccezionali, come Tognazzi, Sordi, Gassman, Mastroianni, Manfredi, ed altri.

Commedia all'italiana: I soliti ignoti Attraverso i loro film si coglie la verità di questo momento epocale della società italiana, pieno di Mostri (Dino Risi, 1963) e Nuovi mostri (Dino Risi, Monicelli, Scola, 1977) in cui tutti vogliono riconoscersi e tutto il mondo esalta con incassi miliardari.
Alcuni titoli di Age e Scarpelli, fra i più significativi, sono: La grande guerra (Monicelli, 1959) Il mattatore (Dino Risi, 1960) Tutti a casa (Comencini, 1960) La marcia su Roma (Dino Risi, 1962) Sedotta e abbandonata (Germi, 1964) L’armata Brancaleone (Monicelli, 1966) Il tigre (Dino Risi, 1967) Straziami, ma di baci saziami (Dino Risi, 1968) Riusciranno i nostri eroi... (Scola, 1968) Dramma della gelosia... (Scola, 1970) In nome del popolo italiano (Dino Risi, 1971) Romanzo popolare (Monicelli, 1974)

Commedia all'italiana: L'armata Brancaleone In C’eravamo tanto amati (Scola, 1974), i due inseparabili riescono a sintetizzare ed a portare al suo apice tutti i valori –o disvalori- del costume italiano di quel momento storico, con il piccolissimo borghese (proletario imborghesito), il duro palazzinaro, il cinico professionista, la donna in evoluzione femminista o consumista, l’intellettuale presuntuoso, la ricerca dell’immagine pubblica televisiva.
Con La terrazza (Scola, 1980), commedia sugli stessi autori della “commedia all’italiana”, ossia su se stessi e gli altri protagonisti di questo filone cinematografico, Age e Scarpelli chiudono il più bel ciclo del cinema italiano.

Commedia all'italiana: C’eravamo tanto amati
(Lunedì 28 Novembre 2005)
Home Archivio  |