 Il secondo film di Banderas-Zeta Jones The legend of Zorro Un sunto della cinematografia d'avventura
di Pino Moroni La domanda che molti spettatori si sono posti vedendo "The legend of Zorro" è stata: c’era proprio bisogno di scopiazzare tutta la cinematografia d'avventura degli ultimi anni fino ad arrivare al Wuxia cinese, passando per Batman, Spiderman, Indiana Jones, Spy Stories, inserendo anche complotti della Cia (Agenzia Pinkerton)?
E poi, come in ogni Tex che si rispetti, il passaggio della strada ferrata, le votazioni del referendum di annessione della California agli Usa, i preparativi della guerra civile americana. In più, offerte speciale dopo il successo del Codice Da Vinci, le sette segrete. Ma, dopo le discussioni sulla guerra in Iraq, i cattivi del cinema USA sono tutti di connotazione francese.
L'altra domanda è stata: due attori dello "star system" come Antonio Banderas e Catherine Z. Jones, quanto hanno da perdere nel farsi inserire in un film in cui non c'è bisogno di alcuna recitazione?

The legend of Zorro Il regista Martin Campbell è lo stesso di "The Mask of Zorro" che ebbe nel 1998 un buon successo di pubblico e di critica, con una storia ben congegnata fra tradizione e modernismo, racconta del bandito Aleandro Murieta (Antonio Banderas) che riceve l'eredità del vecchio Zorro (Anthony Hopkins), impara i suoi segreti di “cappa e spada” e ne sposa la figlia (Catherine Z. Jones).
Campbell, per questo sequel, ha lasciato decidere troppo alla produzione, la Amblin Entertainment di Steven Spielberg. Spielberg per fare qualsiasi film (è ora di dire la verità) si infila nella sua miliardaria videoteca personale, e con i suoi sceneggiatori visiona le scene più famose di 100 e più anni di cinema e le riduce in idee di sceneggiatura per il film. Un metodo per il successo commerciale per i suoi “film di cassetta”, che lui o qualcun'un altro che lui finanzia continua a realizzare. Stavolta, per il cavallo Tornado, le scene vengono direttamente dal mondo dei cartoon...

The legend of Zorro Per quanto riguarda gli attori, sembra che in un primo tempo non avessero accettato, ma una manciata di dollari in più ha fatto il miracolo. Il film, comunque, non approfondisce nessun carattere, spesso è esageratamente ridicolo, e la stupidità delle sorprese -tipo quella della nitroglicerina- sono di un noia senza pari. C'è da dire che la fotografia è stupenda e gli effetti speciali ottimi, ma è sempre merito del ticoon Spielberg, che possiede insieme a Lucas la più importante casa di produzione di effetti speciali la "Industrial Light and Magic".
Malgrado il pubblico di "The Legend of Zorro" fosse annoiato e critico -compresi i giovani-, il meccanismo pubblicitario funziona in generale: The Legend of Zorro incassa abbastanza. E domani, per il prossimo "kolossal” con una pubblicità da effetti speciali, saremo di nuovo a riempire le sale cinematografiche.

The legend of Zorro Ora rovesciamo il problema posto all'inizio: su Zorro sono stati fatti circa cinquanta film di ogni genere (anche solo usandone il nome: “Ah si, e io lo dico a Zorro!”, 1975) ed una decina di serie televisive. Si può mai pensare di farne uno ulteriore ritornando alla storia primigenia (“Il segno di Zorro”, 1920) con l'eroe a combattere, con la sola spada, per i poveri peones nei piccoli villaggi messicani contro il sergente Garcia ed il cattivo Governatore Alvarado?
Lo sa bene anche Spielberg: le operazioni nostalgia non pagano più.
(Mercoledì 9 Novembre 2005)
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