 Alla scoperta di trame e cospiratori I complotti americani "The interpreter" e gli altri film del genere
di Pino Moroni C'era una volta Alfred Hitchcook che con "L'uomo che sapeva troppo" (1956) raccontava la storia di una persona (James Stewart) che cercava di impedire l'assassinio di un capo di stato durante un concerto a Londra. E con "Intrigo Internazionale" (1959) raccontava di un uomo (Cary Grant) che assisteva ad un omicidio politico dentro il palazzo di vetro dell'ONU.

The interpreter: Sean Penn agente all'ONU C'era anche una volta Sidney Pollack che raccontava con "I tre giorni del condor" (1975) la storia di un piccolo agente CIA sotto copertura (Robert Redford) che tentava, sfuggendo a killers della CIA deviata, di smascherare un complotto in Medio Oriente. Negli stessi anni c'erano anche Alan J. Pakula che raccontava con "Perchè un assassinio" (1974) di un giornalista (Warren Beatty) che scopriva un complotto di una società segreta, coperta da inchieste governative. E che, con "Tutti gli uomini del presidente" (1976), raccontava lo scandalo Watergate e dei due giornalisti del Washington Post che scoprivano e denunciavano il complotto ordito dal presidente Nixon. Ancora "Il maratoneta" (1976) di John Schlesinger raccontava di uno studente (Dustin Hoffman) che scopriva la “Divisione”, servizio deviato della CIA. È un epoca in cui vengono rivelati molti ingombranti segreti per il sistema americano e nasce la paranoia del complotto, dopo le forzate dimissioni di Nixon ed altri scandali politici e spionistici.
E questo filone verrà ripreso negli anni ‘90 per effetto del libro di Tom Clancy "Sotto il segno del pericolo" (1994) portato al cinema da Phillip Noyce e del libro di John Grisham "Rapporto Pelikan" (1993) realizzato cinematograficamente dallo specialista Pakula.

The interpreter: Sidney Pollack al Palazzo di vetro Con "The interpreter", un regista completo e complesso come Sidney Pollack, shakerando tutti gli elementi del genere, va ben oltre le regole del filone fantapolitico, trasformato ormai in film d'inchiesta sulla politica o sullo spionaggio, e lo fa diventare storia vera, con protagonisti umanissimi, fino ad arrivare al cinema di denuncia civile.
La storia è semplice: una interprete in simultanea per lingue africane all'ONU (Nicole Kidman) scopre un complotto per uccidere in diretta nel palazzo di vetro un politico africano, dittatore sanguinario del Matobo, dove lei stessa è cresciuta, ha perduto i genitori ed ha combattuto nella resistenza. È protetta -da chi sa che lei sa e vuole eliminarla- da un agente speciale (Sean Penn) responsabile della sorveglianza dei leader in visita all'ONU.

The interpreter: Nicole Kidman nel suo ruolo ambiguo La grande -e molto professionale- regia di Pollack ha il merito di non trascendere, come è d'uso oggi solo sul piano dell'azione, con inseguimenti di macchine, sparatorie in locali e mezzi pubblici ma di tenerlo in tensione, spesso e forse anche un po’ troppo, sulle crisi personali dei due personaggi. Forse è la maniera più giusta per far calare il complotto politico nella vita reale, fatta di personaggi comuni, con i loro dolori e segreti, immersi in una tenue storia d'amore, che Nicole Kidman e Sean Penn rendono credibile, in una New York molto ricercata, quasi oleografica, frutto delle stupende immagini del direttore della fotografia Darius Khondji.
Un merito del film di Pollack -e forse chi ama solo lo spettacolo non riuscirà a recepirlo- è la denuncia dei genocidi che stanno accadendo in Africa ( le stragi tra Hutu e Tutsi, i soldati bambini, etc.). E soprattutto la denuncia dell'indifferenza che le civiltà occidentali hanno nei confronti di strategie di potere e complotti, come tanti hanno già sperimentato più di trent'anni fa, ed ormai sembrano solo passato.

The interpreter: l'intenso Sean Penn Il film:
La situazione in Africa:
I complotti di trent'anni fa
(Venerdì 4 Novembre 2005)
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