 L'anima persa fra le macerie finte La tigre e la neve, non c'è pace in questa storia Non basta sdrammatizzare, per colpire nel segno
di Roberto Leggio E’ strano questo film di Benigni. Lo è perché ricalca in maniera straniante La vita è bella (là il calvario drammaticamente comico di un uomo che deve salvaguardare il figlio dalla crudeltà dei campi di sterminio, qui il calvario drammaticamente poetico di un uomo che deve salvare la vita alla donna amata). E poi perché, pur essendo un film contro la stupidità della guerra, è anche un film sotto sotto antipacifista. Infatti non c’è pace in questa storia scritta da Vincenzo Cerami, ma una ricerca quasi spasmodica della stessa, in un contesto tragico e irrisolvibile come la guerra dell’Iraq. Attilio, il poeta Benigni, parte alla volta del martoriato paese mediorientale per assistere nel coma la sua amata fata turchina Vittoria (Nicoletta Braschi), rimasta sotto i bombardamenti americani mentre stava cercando di portare a termine un libro su un poeta amico di Attilio.

Va da se che, come in tutte le favole, il nostro si industria per trasformare gli strumenti di guerra in mezzi di salvezza pur di raggiungere il suo scopo. Ce la farà… ma che fatica. E per meglio farci assaporare la follia di questo conflitto inutile ci piazza gli americani stupidi, uomini bomba, campi minati e la dissoluzione di ogni fede e di ogni certezza. La sottotrama, infatti, vuole che le poesia (cioè la voglia di vivere, di amare e di pensare attraverso la metafora), perda valore davanti ad un massacro. Peccato però che l’esuberanza del comico toscano non trovi un vero centro in questa trama dall’humour a volte macabro a volte frizzante.

Se l’anima è il centro di ogni film ne La Tigre e la Neve, essa si perde tra le macerie della Bagdad ricostruita negli studi di Papigno, in Umbria. Perché non basta sdrammatizzare il dolore ed i sentimenti per colpire nel segno. Bisogna anche saper affondare la lama nel dramma quotidiano di un popolo che cerca di ritrovare una identità durante questa “occupazione pacifista” dopo anni di (vero?) regime. La Vita potrebbe essere ancora Bella a Badagad. Ma questo Benigni non lo dice. Ce lo fa solo pensare.
giudizio: * *
(Venerdì 21 Ottobre 2005)
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