 Deludente film di Téchiné I tempi che cambiano Strani ritorni di fiamma tra Francia e Marocco
di Pino Moroni 
I tempi che cambiano: Deneuve Poteva essere un buon film francese, con due buoni attori nelle migliori interpretazioni, ed invece è un mediocre film nordafricano, con due vecchi, spenti, bolsi attori: I tempi che cambiano.
Ci sono anche buoni film nordafricani -vedi Exils di cui si è già parlato-, e sono consistenti sia con l’argomento trattato sia con i contenuti, che nascono da cinematografie giovani e con la voglia di raccontare qualcosa di nuovo nel panorama cinematografico mondiale.

I tempi che cambiano: Depardieu Invece, ne “I tempi che cambiano”, già l’idea è vecchia: un uomo (Gerard Depardieu) dopo trent’anni va dalla Francia a Tangeri per rincontrare il suo antico amore (Catherine Deneuve).
Questa idea, descritta e sviluppata al vecchio stile francese, ma inserita in un moderno contesto africano, manca già sicuramente di collante. Così i due interpreti principali ripetono i loro cliché come se fossero in prova su un palcoscenico vuoto.
Lui, imballato, disarmante, semplice ma risoluto a riconquistare e vivere con la “sua” donna, lei fredda, disillusa, propensa a cedere solo per una momentanea terapia esistenziale. Parafrasando Prevert: “questo amore così nullo, così inutile, così non sentito, così falso”.

I tempi che cambiano Gli altri interpreti, intanto, nel contesto inter-razziale di Tangeri –due gemelle arabe, un giovane bisessuale, un marito assente e giocatore, in un mondo degradato di maestranze occidentali e manovalanza edile locale-, fanno scoprire lo spaccato realistico ma alienante di un paese da tanto tempo “in via di sviluppo”.
E al regista André Téchiné (Les temps qui changent, 2004) si può sicuramente imputare di aver fallito un film che, nelle sue intenzioni, da una parte voleva essere Casablanca e dall’altra un film-documento sul Marocco attuale.
(Martedì 4 Ottobre 2005)
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