 L'ultimo film di Ridley Scott Le crociate Una lezione di tolleranza fra i popoli
di Oriana Maerini  Dopo "Il Gladiatore" Ridley Scott ci regala un altro affresco epico costruito intorno a vicende storiche che hanno segnato la storia dell'umanità. Con "Le crociate" il regista concentra la sua attenzione sulle secolari guerre tra l’Europa e l’Oriente vissute attraverso le avventure di Balian (Orlando Bloom), un giovane francese che si ritrova cavaliere suo malgrado ma che riuscirà, attraverso la sue gesta, ad onorare quel glorioso titolo. Ma, oltre lo sfondo epico, Scott imbastisce la storia intima di un uomo che, tra gli sfarzi e gli intrighi della Gerusalemme medievale, si innamora, diventa un leader e trova il coraggio e le capacità per difendere la città dai suoi nemici. Vedendo il film, che fa rivivere sul grande schermo la lotta titanica tra mussulmani e cristiani per il controllo della Terra Santa, una guerra combattuta mille anni fa, non si possono non fare confronti e parallelismi con la situazione politica odierna.
Sembra che Scott, tra le righe, voglia lanciare un messaggio di tolleranza fra i popoli: i cattivi sono i cavalieri Templari, vendicativi ed integralisti contro Saladin, il buono è il cavaliere moderato che vorrebbe far convivere in pace le due religioni a Gerusalemme.
Chi si aspettava il classico kolossal di kappa e spada fatto solo di sangue e battaglie rimarrà, forse, deluso da un film molto dialogato che concede tanto alla psicologia dei personaggi.
Il cast è d'eccezione comprende anche l’attore premiato con l’Oscar, Jeremy Irons (Il caso Von Bulow) nei panni di Tiberias, consigliere militare del Re Baldwin; David Thewlis (Harry Potter e il prigioniero di Azkaban) nei panni dell’Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, consigliere spirituale oltre che militare di Godfrey; e Brendan Gleeson (Troy) nei panni del cavaliere assettato di sangue, Reynald of Chatillon.
 Le crociate è anche un film bellissimo sul piano visivo. Una fotografia virata quasi sempre sul colore azzurro e molte riprese panoramiche (campi di grano e paesaggi desertici) riprendono la cifra scottiana che vuole un prodotto esteticamente sempre molto curato.
Una nota positiva anche a favore della costumista Janty Yates (già collaboratrice di Scott per "Il gladiatore") che sicuramente ha fatto un enorme lavoro di ricerca per poter ricreare così perfettamente i costumi dei cavalieri del film che ndossano cotte d’armi diverse a secondo dell’ordine al quale appartengono. ( bordeaux e sabbia per la livrea di Ibelin, blu fiordaliso per l’Esercito di Gerusalemme)
Per ricreare la Francia del XII secolo, Ridley Scott ha scelto la Spagna, mentre per la Terra Santa hanno optato per il Marocco. Per ricostruire Gerusalemme Scott si è avvalso nuovamente del suo scenografo di fiducia: Arthur Max. Il faraonico set della città Santa è stato uno dei più grandi mai costruiti negli ultimi anni. Lo scenografo ha anche dovuto ricostruire la maggior parte degli oggetti utilizzati nella vita di tutti giorni inella città perchè sono ormai spariti dall'uso comune.
giudizio: * * *
(Sabato 7 Maggio 2005)
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