 |
 Colonne sonore Ray La musica come protagonista
di Fabio Ciminiera Nel film diretto da Taylor Hackford, la musica è protagonista e la parte predominante viene lasciata ai brani resi celebri da Ray Charles. Come era ovvio e preferibile che fosse, la scelta è caduta sulle incisioni originali.
La voce e il pianoforte di Ray Charles sono inimitabili. Se Jamie Foxx riesce, e in modo sbalorditivo, a ricreare la figura di The Genius, a muoversi e gestire come lui, a ritrovare le stesse, improbabili, giacche da entertainer americano, non avrebbe mai potuto fare lo stesso con la voce e il pianoforte. Anche se, in altri casi, sono stati tentati approcci diversi (penso alla colonna sonora di I am Sam, dove si chiedeva a nomi di ottimo livello - Ben Harper, Eddie Vedder e Black Crowes tra gli altri - di rieseguire alcuni brani dei Beatles), in un film meramente biografico e incentrato sulla figura di un musicista non avrebbe potuto che essere così. E il cinema si riempie di note, di canzoni, di ritmo e dolcezza.
"Questa tastiera non ha niente che non va..."
Tutti certamente ricordano la partecipazione di Ray Charles ne "I Blues Brothers": la differenza non è nella tastiera, la differenza è nella mano, nell'idea di suono che si vuole esprimere, nel disegno che nelle note riesce a tracciare il musicista.
Una voce e uno stile pianistico riconoscibile sin dalla prima nota. Canzoni che tutti ricordano, conoscono, amano. Ray Charles è uno dei più grandi musicisti del ventesimo secolo, tra i primi capaci di muoversi attraverso stili e generi con naturalezza: il soul, il gospel, il country, il blues, il rhythm'n'blues. Non si può quasi dire che un brano di Ray Charles abbia un genere di appartenenza, è un brano di Ray Charles. Georgia on my mind, ad esempio, a quale genere si può riferire? É una ballad? É un brano country? Un blues lento? Questo, forse, è il classico interrogativo che non ha senso, ma rende il senso del modo di esprimersi dell'artista. Ray Charles riesce a creare, brano dopo brano, il suo mondo musicale con uno stile inconfondibile, dove si inseriscono novità e tradizione, dove si mescolano il piano stride e i canti della chiesa afroamericana, il pianoforte e le prime tastiere elettriche, la sezione fiati, i cori femminili e la voce calda, roca, piena di inflessioni e di accenti musicali mai sentiti prima. La capacità di raccogliere input di varia provenienza, dall'utilizzo dell'orchestra alle dirompenti chiamate e risposte di What I'd say, dalla poesia alla danza frenetica, rende Ray Charles un personaggio di primo piano nella storia musicale del secolo scorso.

Certo, in una produzione che è proseguita fino alla data della morte, fino all'anno scorso, con l'ultimo disco edito, Genius loves company, che raccoglie duetti in compagnia dei nomi più in vista, qualche pecca la si può trovare, non si può certo prendere tutto a scatola chiusa. Scegliere nella discografia di Ray Charles richiede perciò una certa attenzione. I dischi Atlantic sono quelli storici, così come i due volumi di Modern Sounds in Country and Western Music, che contengono brani come I Can't Stop Loving You, You Don't Know Me, You Are My Sunshine, o ancora Genius hit the road con Georgia on my mind, Moonlight in Vermont e Hit the road Jack, di Curtis Mayfield, nella loro registrazione primigenia. La prima onda di The Genius.
Negli anni successivi vengono i grandi concerti, i dischi di duetti, i grandi incontri.
"Questo è un vecchio brano che si trova in un disco di Ray Charles... non ricordo come si chiama il disco... Genius plus Soul equal Jazz oppure Jazz plus Soul equal Genius... non importa: tutte queste significano Ray Charles!"
Sono le parole con cui Robben Ford presenta la sua versione acustica di Don't let the sun catch you crying - brano che, peraltro, si trova in The Genius of Ray Charles edito dalla Atlantic nel 1959: parole che rendono perfettamente l'idea di un musicista che scavalca senza difficoltà i generi. Nei dischi citati, ad esempio, Ray Charles si misura con un repertorio che unisce Let the Good Times Roll e Alexander's Ragtime Band, Just for a Thrill e Come Rain or Come Shine, Moanin' e One Mint Julep, I'm Gonna Move to the Outskirts of Town e Strike up the Band, I Remember Clifford, Sidewinder e Bluesette di Toots Thielemans, facendo la spola più volte tra blues e jazz, tra le danze in voga, le ballate e gli standards. Come non ricordare poi le versioni splendide e sempre immediatamente uniche e personali di brani come Yesterday o Rainy night in Georgia o Over the rainbow... e l'elenco di titoli e dischi potrebbe proseguire, lunghissimo.
Tralasciamo gli aspetti biografici narrati nel film: d'altronde il film è stato realizzato con Ray Charles ancora in vita e quindi con il suo beneplacito. Inoltre, per chi volesse approfondire la propria conoscenza, è stata pubblicata anche la autobiografia del pianista. La vicenda musicale è raccontata, in alcuni passaggi, in modo un po' ingenuo e sbrigativo: mi viene da pensare alla scena in cui Ray e Margie, una delle Raelettes - le coriste che, come usava nei tempi andati, prendevano il nome dal cantante - riescono a trovare la strada per l'interpretazione di Hit the road, Jack, dopo un litigio. Ma tant'è: il risultato, quello vero, è nel disco e nell'interpretazione di Ray Charles.
(Sabato 23 Aprile 2005)
Home Archivio  |
 |