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Una mostra a Cesena ed il catalogo delle opere

Le fotografie di Sergio Strizzi

Cavalcata nel grande cinema italiano


di Piero Nussio


Un bel volume, pubblicato nel 2005 dalla editrice Il Ponte Vecchio, raccoglie il catalogo della mostra fotografica che la città di Cesena ed il suo Centro cinema hanno dedicato dal 2 al 25 aprile al fotografo di scena Sergio Strizzi.
Venuto a mancare nello scorso dicembre, Sergio Strizzi è stato per tutta la seconda metà del ‘900 uno dei maggiori punti di riferimento della fotografia di scena del grande cinema italiano.

Scorrere la filmografia delle opere cui Sergio Strizzi ha dato la sua opera di fotografo è un po’ come ripercorrere quella grande stagione che ha fatto conoscere ed apprezzare il cinema italiano nel mondo e che poi, sfortunatamente non si è più ripetuta.

Le fotografie di Sergio Strizzi


Inizia nel ’52 con uno strano film di Ennio de Concini, gli Undici moschettieri sulla nazionale di calcio. Ma poi s’innalza subito con L’oro di Napoli di Vittorio De Sica e Miseria e nobiltà con Totò e la Loren.

Passa poi per la grande Giulietta Masina e la sua Fortunella, per La tempesta di Alberto Lattuada e giunge alle vette de La grande guerra di Mario Monicelli con Alberto Sordi e Vittorio Gassman al meglio delle loro caratterizzazioni.

Sergio Strizzi diviene in seguito fotografo per quel grande perfezionista dell’immagine che è Michelangelo Antonioni (La notte, L’eclisse, Deserto rosso) e per il maggiore dei nostri “registi civili”, quel Francesco Rosi che ha segnato l’ultimo periodo importante del cinema italiano (Le mani sulla città, Lucky Luciano, Cadaveri eccellenti, Cristo si è fermato a Eboli, Tre fratelli, Carmen).

Sergio Strizzi poi ha definito l’immagine delle opere cinematografiche con tutti gli autori più grandi del cinema (Peter Greenaway, Terry Gilliam, Francis Ford Coppola, Ettore Scola, Elio Petri, John Huston, Roberto Benigni, Joseph Losey, Terence Young, Roberto Faenza, Giuseppe Tornatore, ecc.), ma forse l’irripetibile stagione del nostro cinema durata fino a tutti gli anno ‘70 era oramai conclusa.

Eduardo de Filippo in L'oro di Napoli (1954)



(Mercoledì 20 Aprile 2005)


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