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L'ultimo film di Ferzan Ozpetek

Cuore sacro

Intenso e dolente viaggio dell'anima


di Elisa Schianchi


E’ un viaggio a ritroso quello che Ozpetek prepara per la protagonista di Cuore sacro, l’ultimo film di un’ideale e atipica trilogia iniziata con Le fate ignoranti. Un viaggio nel tempo e nella dimensione dello spirito, indietro fino alla radice di una femminilità rinnegata, nelle profondità di un equilibrio personale fragile come cristallo.
Nel mezzo, come spartiacque tra fra un’esistenza arida e la scoperta della commozione, una madre, Adriana, che non c’è più ma riappare come fantasma della coscienza.
Entrare nel palazzotto di famiglia significa, per Irene (Barbara Bobulova), un ritorno alla magia, ad atmosfere intense manipolate da voci antiche e represse, alle parole fitte e segrete, scritte sulla seta di pareti nate per segregare. L’incontro con una piccola ladra farà il resto, infiltrando dalle crepe dei muri difensivi traballanti, la consapevolezza finora rifiutata degli altri, dei diversi, degli invisibili e, finalmente, di se stessa.
Saranno molti gli orpelli di cui Irene si spoglierà nel sul cammino solitario, finanche le vesti, in un crescendo di fervore mistico che la porterà a scoprire il suo cuore sacro, anzi, il cuore sacro che è in ognuno di noi.

E’ un film dolente e meraviglioso, quest’ultimo Ozpetek. Dolente come le passioni che lo scuotono sin dalle radici ad ogni inquadratura, meraviglioso come gli occhi della protagonista, capaci di velarsi delle mille sfumature di un’anima divisa, così come di guardare alle cose del mondo col filtro della compassione. Dolente come la musica intensa che accompagna i giorni senza senso della giovane manager rampante che vive della ripetitività dei suoi movimenti, meraviglioso come anche la quotidianità può essere se vissuta donando agli altri tempo e amore.
Una prima parte algida serve a far scoppiare colori, luci e parole nelle immagini che abbiamo amato nella filmografia del regista italo turco. E gli interpreti, da Barbara Bobulova a Lisa Gastoni alla piccola Comencini, come sempre, si trasformano in caratteri, dando la loro carne alla poetica di Ozpetek che costruisce un film intero per celebrare l’unità dell’uomo con l’uomo, l’affinità dei tempi della vita con quelli della morte, la confusione tra corpi e gocce d’acqua, mucchi di polvere e fango.

giudizio * * *


A tu per tu con "il cuore sacro" di Ozpetek
Ferzan l'altruista
Il regista svela le ragioni del suo ultimo film



(Sabato 12 Marzo 2005)


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