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Straordinario Sean Penn

The Assassination

L'incubo americano


di Roberto Leggio


Come si quantifica il valore del sogno americano? Dai piccoli successi? Dagli inevitabili fallimenti? O dal peso delle menzogne che puntualmente vengono raccontate?
Sam Bicke, è un omino, perduto nella terra dell’abbondanza che vive uno psicologico incubo demolitore. Si è da poco separato dalla donna che ama, è in cattivi rapporti con il fratello più fortunato di lui, vegeta insoddisfatto nel suo impiego di venditore di mobili d’ufficio. Per sopravvivere e non perdere la sua dignità, deve mentire per guadagno, come gli ha insegnato il suo capo che indica a paragone il presidente Richard Nixon, il più grande commerciante della storia perché è riuscito a vendere per due volte di seguito la stessa bugia agli americani.
In questo limbo di disperazione, Sam, l’inutile “piccolo granello di sabbia sulla grande spiaggia americana”, nel tentativo di dimostrare al mondo di essere vivo, decide di bloccare l’ingranaggio del Potere lanciandosi con un aereo contro la Casa Bianca.

Nel suo esordio dietro la macchina da presa Niels Muller, rivanga una storia vera e poco conosciuta, che aveva però precedentemente ispirato Taxi Driver di Martin Scorsese. Li, Travis Bickle tentava di uccidere un candidato repubblicano e finiva per fare una strage diventando un eroe suo malgrado; qui Sam Bicke pianifica di ammazzare il presidente Nixon, finendo invece per essere un invisibile anche dopo la morte. Ma a parte i rimandi cinematografici, The Assassination è un grandissimo ritratto di una disperazione, vissuta in prima persona dal talento innaturale di Sean Penn che in questo progetto ha creduto fin da subito e ha aspettato cinque anni per realizzarlo grazie all’intraprendenza produttiva di Leonardo Di Caprio, Alfonso Cuaròn e Alexander Payne. La forza evocativa del film (che non decade mai in semplicistiche emozioni) sta nel poter osservare il presente parlando del passato. Lo stesso cinismo presidenziale, la stessa incertezza sociale, le stesse scelte politiche guerresche sono così identiche che si potrebbero sovrapporre. Senza contare la follia dirottatoria concepita trent’anni prima di quell’undici settembre che ha suggellato per sempre la fine del sogno americano.

giudizio: * * * *



(Martedì 1 Marzo 2005)


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