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Da "Hell's angels" alla R.K.O.

Howard Hughes e il cinema

La vita di un magnate del cinema


di Pino Moroni


Hughes Corporation


Howard Hughes (1905-1976), il personaggio di The aviator di Martin Scorsese, è una delle figure monumentali del cinema americano del XX secolo.
Un gigante come William Randolph Hearst nel giornalismo, descritto nel film Quarto potere di Orson Welles.

Ma in questo genere cinematografico, che fotografa la vita di grandi americani, Scorsese regista e Di Caprio attore –purtroppo- non hanno retto il confronto con il regista-attore Orson Welles: sono due nani nei confronti di un gigante.

Hugues rappresentò quella splendida genia di produttori che, nella storia del cinema, realizzavano completamente il prodotto finito. Sceglievano le maestranze dei film (soggettisti, sceneggiatori, registi, attori, montatori e musicisti) e li sostituivano, se necessario, essi stessi.
Hughes ereditò la fortuna del padre, una delle maggiori compagnie petrolifere del Texas (vedi: James Dean ne Il gigante), creò la casa di produzione Caddo e con il film Two arabian knights (1927) fece vincere a Lewis Milestone il primo Oscar in assoluto assegnato per la regia.
Senza l’appoggio di nessuna delle Major, realizzò come regista Angeli dell’inferno (Hell’s angels, 1930), un film di aviazione che costò quattro milioni di dollari, con Jean Harlow e con riprese di scontri aerei lunghi e spettacolari (560 ore di negativo, record ancora ineguagliato). Il film fu poi ritirato e sonorizzato, ma la lunga e costosa lavorazione fu ripagata da un grande successo di pubblico e critica.
Nel 1932 Hughes realizzò, con sceneggiatura di Ben Hetch e regia di Howard Hawks, il film di gangster Scarface, con Paul Muni che impersonava Al Capone, primo film della lunga serie di genere degli anni ’30 e ’40.

Grande scopritore e conquistatore di donne: tra le molteplici, Billy Dove, Katherine Hepburn, Ava Gardner, Jane Russell, Jane Mansfield e Faith Domergue.
Questa passione per le belle donne raggiunse il culmine quando, a cinquant’anni, produsse Il figlio di Sinbad (Son of Sinbad, 1955), con l’apparizione di circa ottanta bellissime donne (40 sono le figlie dei quaranta ladroni, ed altre 40 sono nell’harem del sultano). Senza dubbio Sinbad non è stato altro che la versione araba del playboy americano Howard Hugues.

La sua passione per l’erotismo è stata evidente nel finanziare e dirigere Il mio corpo ti scalderà (The outlaw, 1943) con Jane Russell, attrice che terrà a contratto fino al termine della carriera. La bellissima Jane, con sguardi di fuoco e scollature provocanti –create dallo stesso Hughes- incappò nella censura del codice Hayes: il film fu sequestrato e, con qualche taglio, fu distribuito nelle sale solo nel 1949.

Jane Russell ne ''Il mio corpo ti scalderà''


Dal 1948 Hughes era diventato il boss, fortemente interventista, della R.K.O. e produsse una grande quantità di film importanti:

1950 Vendetta di Mel Ferrer, con Faith Domergue –la scoperta più sensuale di Hugues.
1951 Il suo tipo di donna di John Farrow –padre di Mia Farrow.
1951 I diavoli alati di Nicholas Ray.
1952 L’avventuriero di Macao, le scene erotiche furono girate da Joseph von Stemberg e quelle d’azione da Nicholas Ray. Stemberg (L’angelo azzurro) ne rifiutò la paternità.
1953 Louisiana Story di Robert Flaherty (L’uomo di Aran)
1953 Duello sulla Sierra Madre di Rudolph Matè.

Jane Russell nel 1942


E nello stesso periodo fece girare film a registi come Dick Powell, Preston Sturges e Otto Preminger.
Fra gli attori che scritturò c’erano John Wayne, Robert Mitchum, Thomas Mitchell, Walter Huston, Vincent Price e Boris Karloff.
La R.K.O., già in declino, con i comportamenti stravaganti e megalomani di Hughes peggiorò la sua situazione.
Fu venduta nel 1955 alla società televisiva General Teleradio, che la chiuse definitivamente nel 1957.

Howard Hughes passò gli ultimi anni della sua vita, ormai ipocondriaco, chiuso nel Desert Inn di Las Vegas, di sua proprietà insieme ad altri quattro Casinò.
Per la sua fobia dei microbi, ha vissuto –quasi venti anni- al centro di una stanza, in modo che nessuno lo potesse inavvertitamente toccare.

Howard Hughes Medical Institute


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(Martedì 15 Febbraio 2005)


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