 Lettera aperta a Zhang Yimou La foresta dei pugnali volanti
di Piero Nussio 
Zhang Yimou Egregio signore, chi le scrive è un suo ammiratore appassionato. Mi colpì, nel 1987, Sorgo rosso. Poi, come tutti al mondo, rimasi estasiato per Lanterne rosse (1991). Il successo così immediato e generale di questo film (Leone d’argento a Venezia), fece sì che fossero distribuiti in Italia anche gli altri suoi film: Ju Dou (1990), La storia di Qiu Ju (1992, Leone d’oro a Venezia), Keep cool (1997, selezionato a Venezia), La strada verso casa (1999), Non uno di meno (1999, Leone d’oro a Venezia).
Erano film legati ad un recente passato come Lanterne rosse -che raccontavano allo spettatore occidentale una Cina mitica e sognata-, oppure attualissimi come Keep Cool –che spiegavano a noi come l’Oriente sia in bilico fra tradizione e modernizzazione sfrenata- ma tutti in un qualche modo estremamente realistici e naturalistici.

La foresta dei pugnali volanti Poi la svolta “mitica”. Seguendo i canoni del wuxia, il racconto cinese di “cappa e spada”, e lo stile cinematografico che ne deriva, si è dedicato al cinema di eroismo fantastico. Storie di “cavalieri erranti” e di “arti marziali. E se noi non ci stupiamo nel far apparire il mago Merlino o la spada nella roccia, nessuno si deve stupire se i guerrieri cinesi combattono a mezz’aria. Hero (2001, ma uscito in Italia ad ottobre 2004) è stato giudicato con sospetto dalla critica: “Esordendo nel kolossal, il regista ha voluto fare di tutto, di più; più di Hollywood e Hong Kong messe assieme. Composte con una cura degna di Kurosawa, le immagini ci riempiono gli occhi: duelli sospesi nell'aria, combattimenti di uno contro cento, migliaia di frecce che piovono dal cielo. Eppure la perfezione dei dettagli va a scapito dell'anima; e il colore di una foglia finisce per contare più dei personaggi, che sembrano (splendide) marionette mosse da fili.” (Roberto Nepoti su La Repubblica). Ma al botteghino ha avuto ragione lei: “Con 17,8 milioni di dollari, l'epopea cinese delle arti marziali 'Hero' ha sbaragliato la concorrenza americana in USA” ha titolato il giornale specializzato Variety.
Piccolo particolare da aggiungere: dietro la svolta “marziale” ci sono i capitali USA e la mente perversa di Quentin Tarantino.

La foresta dei pugnali volanti Ora, La foresta dei pugnali volanti (Shi mian mai fu, 2004). Un film così bello da meritare di entrare nei manuali di cinema. Un film con alcuni momenti da ricordare in cineteca: il ballo dei tamburi, l’inseguimento nella foresta dei bambù, il campo fiorito, ed altro. Un film con immagini ed una composizione degna di imperituro ricordo. Un film da studiare nelle scuole di cinema.
Ma solo il primo tempo. Perchè il secondo tempo passa decisamente dal sublime al ridicolo.
Ci vuole un’indubbia grandezza, signor Yimou, per cadere così pesantemente nel ridicolo. E lei ha questa speciale grandezza.
Ma come si fa, in un film mitico e favolistico, cominciare con l’inserire doppi e tripli giochi che un regista di film di mafia di terz’ordine si rifiuterebbe anche di prendere in considerazione? È come se, nell’Iliade, si venisse a sapere che Ettore fa il doppio gioco per Agamennone...
E poi il duello finale, anzi il “triello”, perchè i due militari Jin e Leo duellano fra loro ma sono anche aiutati e attaccati dalla ballerina-combattente Mei. Mei, colpita da un pugnale in pieno cuore cade nella neve, poi si rialza e torna a combattere vispa e arzilla per un buon quarto d’ora. D’altronde i suoi pugnali, signor Yimou, devono essere un rimedio curativo della medicina cinese. Jin ha un pugnale nella schiena per tutto il secondo tempo (“Lascialo lì, darà più credibilità ai tuoi racconti”), e nonostante ciò salta e lotta alla spada come e meglio di quando era sano. I “pugnali volanti” fanno bene, molto più dell’Aspirina o del Vicks Vaporub, e li consigliamo in particolare per i dolori artitici...

La foresta dei pugnali volanti Senta, signor Yimou, noi la stimiamo e la apprezziamo, ma lei rimonti tutto il secondo tempo, lasci andare le complicazioni occidentali (litighi con Tarantino, oppure gli dica che il “wuxia” non c’entra niente con Le iene), resti nel mito e lasci duellare in pace (senza stiracchiare i tempi oltre le regole del genere i suoi guerrieri d’antan.
Magari incasserà un po’ meno, ma quando il film verrà proiettato in cineteca non dovrà più vergognarsene...

La foresta dei pugnali volanti
(Martedì 1 Febbraio 2005)
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