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![]() Una versione sontuosa tratta dal musical di Andrew Lloyd Webber Il fantasma dell'opera Joel Schumaker crea un piccolo gioello di stile di Oriana Maerini ![]() Cimentarsi con un classico non è mai facile. Reggere i confronti con le tante versioni cinematografiche di una storia che è stata rappresentata sul grande schermo fin dal 1925 (ricordiamo le diverse versioni di Julian, Argento e De Palma) non era impresa da poco. Ma il talentuoso Joel Schumacher è riuscito a regalarci una splendida messa in scena de “Il fantasma dell’opera”. Il film avvince e tiene incollato alla poltrona anche quel pubblico (come chi scrive) che non ama il musical. Il regista di Batman si è accollato l’arduo compito di proporre al cinema il musical di Andrew Lloyd Webber, rappresentato 70mila volte e visto da 80 milioni di spettatori. Ed ha vinto la sua sfida. E’ vero che una parte del merito va alla storia stessa. Forse la favola più romantica dell'immaginario collettivo: quella della Bella e della Bestia sta, infatti, alla base della struggente storia d’amore di cui è protagonista il fantasma sfigurato.. La vicenda è famosissima: dai recessi più oscuri del Teatro dell'Opera, una voce misteriosa chiama Christine Daae, innocente ballerina di fila. Solo la direttrice del ballo, Madame Giry sa che quello che Christine chiama il suo "Angelo della Musica" in realtà è il Fantasma, un geniale musicista sfigurato che abita i sotterranei dell'Opera, terrorizzando la compagnia di artisti che vivono e lavorano lì. La giovane Christine, istruita al canto dal fantasma, vive il suo momento di gloria quando la capricciosa primadonna Carlotta abbandona la scena nel bel mezzo di una prova generale. A questo punto il fantasma diventa realtà e le dichiara tutto il suo amore. Ma la ragazza ha, nel frattempo, rivisto il suo amico del cuore di cui è segretamente innamorata. Il duello fra questi cuori in subbuglio creerà il dramma. La regia di Joel Schumacher ha il merito di regalare sontuosà e voluttà visiva alla storia. Le ricchissime immagini con le quali descrive la pittoresca frenesia del palcoscenico rimandano all’arte pittorica (la mente corre a Degas). E i riferimento cinematografici ci riportano ad un gusto raffinato che si avvicina molto a quello di Sternberg, Ophuls e Fellini. Lo stratagemma visivo iniziale, tramite il quale la polvere che spazza via il teatro, ormai fuori uso, fa passare le immagini dal seppia al colore riportando indietro alla fastosa realtà il teatro dell’Opera, da solo rende questo film interessante. Per non parlare della sequenza del cimitero che, con le sue atmosfere macabre (la bella Christine passeggia fra statue gigantesche e lugubri), è da consegnare alle antologie cinematografiche. Azzeccata è anche la scelta degli attori: Gerard Butler e Emmy Rossum in primo luogo. Forse l’unica pecca di questo piccolo capolavoro sta proprio nel suo maggior pregio. Le coreografie estremamente, raffinate ad un gusto più lineare posso apparire leggermente kitsch. Ma è un peccato veniale che facilmente gli perdoniamo. (Sabato 1 Gennaio 2005) |
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