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 Relazione sul restauro Cronaca di un amore
di Giuseppe Rotunno Dal volume dedicato al restauro di "Cronaca di un amore" riprendiamo la relazione tecnica di Giuseppe Rotunno:
Relazione sul restauro
Restauro del film Cronaca di un amore, 1950 Regia: Michelangelo Antonioni Fotografa: Enzo Serafin Negativo ripresa: bianco e nero Ferrania-Pancro C7 Formato di ripresa: 1:1.33, di proiezione 1:1.37 Lunghezza: mt. 3.180 con code per 12 scatole da 300 mt. Lunghezza: mt. 3.070 con code per 6 scatole da 600 mt. Lunghezza: senza code mt. 2.802,12 Minutaggio: 102 minuti e 24 secondi Numero dei fotogrammi: 147.476

Cronaca di un amore: una scena Sintesi del progetto di restauro
Ottenuta l'autorizzazione dalla Surf Film, titolare dei diritti del film, Alessandra Giusti, responsabile esecutivo dell'Associazione Philip Morris Progetto Cinema, mi ha incaricato in qualità di direttore del restauro, di fare i primi accertamenti e valutare le condizioni fisiche dei materiali sensibili, conservati presso Cinecittà Studios. In mancanza del negativo originale, che andò irrimediabilmente perduto nel 1989 nel corso di un incendio, l'unica matrice reperibile per un eventuale restauro, è un lavander su pellicola Orwo, ridotto malissimo e di scarsa qualità fotografica, più alcuni materiali sonori e altri in 16mm. Ottenuto il permesso da Angelo Libertini, direttore generale della Cineteca Nazionale, Aldo Strappini, consulente tecnico della stessa, su mia richiesta fa una ricerca che porta a scoprire un lavander Kodak che, dopo un'attenta analisi, risulta migliore come qualità fotografica del lavander Orwo, malgrado riveli tutti gli stessi difetti fisici, a dimostrazione che sono stati stampati tutti e due dopo che il negativo originale aveva subito già tutti i numerosi danni fisici. Inoltre sono state trovate alcune copie stampate da un controtipo originale, molto rovinato, nel 1992, una stampata nel 1983 da un lavander realizzato nel 1970, una copia di censura e varie colonne sonore. Tutti i materiali messi a confronto in moviola accoppiatrice ci hanno permesso di accertare l'integrità del racconto cinematografico sotto il profilo filologico. Dopo molte riunioni, accompagnate da una lunga serie di relazioni e di provini comparativi (chimico-elettronici), accertata l'impossibilità di fare un restauro tradizionale, Alessandra Giusti, responsabile esecutivo dell'Associazione Philip Morris Progetto Cinema e Lamberto Mancini, direttore generale di Cinecittà Studios, su consiglio di Carlo Cotta, coordinatore tecnico dei restauri di Cinecittà, hanno raggiunto un accordo che prevede un impegno reciproco che permette di realizzare il diffide restauro di Cronaca di un amore, totalmente in digitale, con condizione da parte dell'Associazione Philip Morric Progetto Cinema di realizzare subito un nuovo controtipo, (il lavander è una pellicola positiva a basso contrasto non adatta a stampare copie), necessario per stampare una check-print fotograficamente corretta, indispensabile come punto di riferimento e garanzia della qualità fotografica originale, e per fare i numerosi confronti, con proiezioni parallele, dei risultati fotografici necessari per verificare le lavorazioni elaborate in elettronica e proiettate su grande schermo, che ingrandisce le immagini centinaia di migliaia di volte, per rivelare eventuali difetti microscopici, esistenti sui fotogrammi, altrimenti non percettibili. Queste proiezioni collettive alle quali ha partecipato anche Francesco Maselli, con la sua memoria storica di aiuto regista del film di Antonioni, hanno permesso di discutere e scegliere il tipo di interventi da fare sulle immagini senza danneggiarne l'originalità della fotografia. La scelta obbligata del restauro totalmente in elettronica si è resa possibile dopo gli accertamenti avvenuti con le numerose prove comparative, scansionate con l'utilizzo dello Spirit Datacine della Thompson e dello Scanner Genesis Plus di Cinecittà Digital che, malgrado l'enorme differenza di velocità di scansione fra i due mezzi, calcolata in 56 volte, hanno dato gli stessi risultati in termini di definizione. Il Genesis Plus impiega 14 secondi per scansionare un fotogramma, lo Spirit Datacine in un secondo ne scansiona 4. Se pensiamo che il numero dei fotogrammi che contengono il racconto visivo di Cronaca di un amore sono 147.476, si può avere un'idea del risparmio di tempo e denaro che, nel nostro caso, ha permesso di realizzare un restauro fino a oggi considerato impossibile. Con questo restauro l'Associazione Philip More Progetto Cinema rafforza la sua posizione preminente nel campo dei restauri cinematografici, guadagnata con il ripristino di molti film, capolavori del cinema italiano. Cinecittà Studios, oltre a fornire i mezzi tecnici più sofisticati dispone di personale tecnico di valore assoluto, formatosi con anni di continue esperienze e nuove iniziative imprenditoriali, elementi indispensabili per progredire e restare ai vertici delle rapide innovazioni tecnologiche. La prima serie di provini, che hanno permesso l'accertamento della fattibilità del restauro in digitale, è stata realizzata con le numerose lavorazioni richieste dai passaggi delle immagini dal lavander Kodak originale rigenerato fino al positivo finale in pellicola della check-print con tutti i suoi moltissimi difetti fisici, provenienti dal negativo originale e fotografati durante la fase di stampa del lavander originale prescelto e ritrovato a suo tempo. Alcuni di questi difetti sono stati provocati dalle scorie lasciate dal processo di sviluppo al tempo delle riprese, durante il passaggio della pellicola nei tubi di drenaggio della macchina sviluppatrice, causa la cattiva agitazione del liquido di sviluppo, che non asportava completamente i residui del materiale sensibile gelatinoso non colpito dai raggi di luce di ripresa che provocavano zone opache impedendo alla luce di stampa di passare, e creavano, sulle copie positive, zone più chiare sulle teste dei personaggi, seguendoli in ogni loro movimento come ombre luminose che in gergo vengono chiamate «Tubi» con riferimento ai passaggi obbligati della macchina stampatrice, o anche «Cappelli da prete» a seconda della percezione di chi le nota. In un primo momento sembrava impossibile rimuovere questi difetti originali, poi, Stefano Ballirano, digital restoration supervisor, ha preso l'iniziativa di studiare l'argomento e, con la sua tenacia, passione e talento, è riuscito a creare le condizioni tecniche per intervenire ed eliminare i «Tubi» o «Cappelli da prete», nella quasi totalità e, comunque, renderli innocui alla percezione dello spettatore. Altri reparti facenti parte del laboratorio di Sviluppo e Stampa che hanno dato il loro apporto alla realizzazione del restauro del film, sono il reparto negativi per una prima pulizia del lavander prescelto, per togliere la sporcizia accumulatasi per anni sulla pellicola, in modo particolare quella rimasta in superficie sulla parte gelatinosa che contiene le immagini, lavoro delicato affidato alle mani esperte di bravissimi tecnici. Altro reparto importante per il restauro del film è il Reparto Truka dove si è realizzato, a mezzo stampa ottica, fotogramma per fotogramma, il controtipo necessario alla stampa della prima copia check-print, completata dei fotogrammi mancanti o rovinati che sono stati clonati da quelli ritrovati in buono stato e recuperati dai vecchi duplicati per essere inseriti nella check-print. Lo stesso lavander Kodak rigenerato, usato per la stampa della prima check-print, è stato poi trasferito in digitale per togliere in automatico le miriadi di spuntinature, abrasioni, graffi e righe di tutti i generi sui due lati della pellicola. Completati i lavori di restauro vengono generati un nuovo lavander e un nuovo controtipo in poliestere su pellicola Kodak Pancro Separation, che sostituirà il negativo originale distrutto, nella stampa di nuove copie e nella lunghissima conservazione delle immagini, ormai calcolata in centinaia di anni. Autore della stampa ottica in truka di un controtipo da lavander originale Kodak rigenerato è Romano Bellucci, tecnico di lunga ed elevata esperienza sempre alla ricerca di miglioramenti tecnici che permettono di fare restauri migliori di quelli precedenti. Il datore luci del reparto stampa del laboratorio chimico, Gianni Cerniglia, giovane di grandi qualità professionali e appassionato del proprio lavoro, ha collaborato a recuperare l'originalità della fotografia nelle sue qualità tonali e di contrasto sulle copie positive in pellicola. Il reparto Cinefonico per il sonoro nel quale vengono restaurate le colonne sonore (purtroppo ridotte malissimo) che, con il qualificato contributo di Massimo Rinchiusi, responsabile del reparto, ha restaurato al meglio delle possibilità concesse dalla qualità fisica attuale dei materiali sonori disponibili.
(Giovedì 25 Novembre 2004)
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