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Fantascienza, antico egitto e lacrime blu

Immortal

Un film tratto dai fumetti di Enki Bilal


di Oriana Maerini


“Il mio film è unico al mondo perché è la prima volta che una pellicola, tratta da un fumetto, viene adattata e diretta dall’autore stesso”. Dichiara Enki Bilal, talentuoso fumettista francese, che non si è fatto scappare l’occasione quando Charles Gassot, un audace produttore, si è presentato nel suo studio e gli ha proposto di realizzare un film partendo dal suo universo grafico.
Il prodotto che ne è scaturito è affascinante dal punto di vista visivo ma alquanto sconclusionato sul piano della metrica filmica. Sicuramente piacerà ai cultori dei fumetti e della fantascienza sperimentale ma meno al pubblico generalista. Siamo a New York nel 2095: una piramide galleggia nei cieli di Manhattan, c’è una popolazione di mutanti, extraterrestri e umani, veri o sintetici, è un corso una campagna elettorale e un serial killer bulimico cerca un corpo sano e un dio dalla testa di falco che ha solo 7 giorni a disposizione per conservare la propria immortalità. Inoltre un penitenziario geostazionario perde un sovversivo dissidente congelato da trent’anni e una donna giovane e misteriosa, con i capelli blu, piange lacrime blu.

Immortal è una storia di fantapolitica condita con amore e mitologia. Ma non è l’intrigata e fantasiosa trama che può interessare di questo film ma, piuttosto, la sua realizzazione tecnica. Sette settimane di riprese ibride con fondali verdi nell’astrazione più totale, tre settimane aberranti di riprese “motion capture” con attori in calzamaglia nera, pieni di sensori ed esposti al fuoco incrociato di dieci macchine da presa a raggi infrarossi.
Ci sono voluti duecento esperti in computer grafica per realizzare questa pellicola. Risultato: una favola per gli occhi e una noia per chi cerca storie e schermi convenzionali.

Giudizio: *



La piramide degli dei







(Giovedì 18 Novembre 2004)


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