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Wim Wenders, Nicholas Ray, Francis Ford Coppola

Sodalizi

"Gli amici americani"


di Pino Moroni


Nessun regista ha avuto sodalizi così forti come Wim Wenders: in America quelli con Nicolas Ray e con Francis Ford Coppola, in Italia con Michelangelo Antonioni.
Anche altri registi, Kaurismaki -regista norvegese- ha collaborato con Sam Fuller, Spielberg con Truffaut, Kurosawa con Martin Scorsese, ma le operazioni e le interazioni che ha avuto Wenders con i suoi partner sono senz'altro più importanti per la storia della cinematografia.
I miti con i quali si incontra e si scontra il giovane tedesco, pieni di ammirazione per il miglior paese del mondo sono calibri come appunto Nicolas Ray (Gioventu bruciata) e Francis Ford Coppola (Il padrino). Attraverso l'amore per il poliziesco, per i film noir, di gangster, per i road movies, Wenders ha tentato di replicare all'europea questo tipo di cinematografia.
È certamente il frutto dell'arrivo in Europa nel primo dopoguerra di quel genere di film, ad ispirare il ragazzo di Düsseldorf con il suo film più riuscito L'amico americano. Questo non è la copia dei film americani di successo degli anni quaranta, ma una molto particolare interpretazione del Ripley’s Game girato negli anni sessanta da René Clement (In pieno sole) e negli ultimi anni da Minghella e dalla Cavani.
In quel film recitavano due registi mito di Wenders, Nicolas Ray e Sam Fuller.

Nicolas Ray (Nick per gli amici) compariva nella parte di un pittore che si fingeva morto per aumentare il valore dei suoi quadri. Nella casa americana di Wim, dopo il successo del suo film, i due registi -come nelle buone tradizioni del cinema di una volta- cercavano di lavorare su idee da mettere insieme per una sceneggiatura da sviluppare.
Ray, che soffriva di una malattia incurabile e faceva molte terapie in ospedale pensava ad un film di fiction ma il progetto, che poteva diventare a due sviluppi, si interrompe perchè il peggioramento di salute del regista americani spinge i due a filmare un film-testamento di Ray Nick's film- Lampi sull'acqua.
Wenders, nello stesso tempo, è a contratto con la Orion per preparare un film su Marlowe che stenta ad andare in porto.
Il suo ritorno a girare con Ray lo solleva, ma allo stesso tempo lo colpisce profondamente: il risultato finale è di circa due ore che Wenders, emotivamente coinvolto dalla lenta morte di Ray, non riesce a terminare e viene montato da suoi collaboratori. Rimontato quindi da lui stesso e poi ripudiato in quanto non era quello che si erano prefissi i due registi.

L'incontro con Francis Ford Coppola, innamorato della cinematografia europea, che aveva conosciuto come giovane regista viaggiando in Italia e in Francia (descritto dal figlio di Coppola nel film CQ –seek you, cerco te-) da luogo ad un nuovo sodalizio molto più difficile.
La storia del grande scrittore Dashiell Hammett, che compie in prima persona un'ultima indagine nei panni del suo detective a Chinatown, evidenzia subito la contrapposizione tra due mondi antitetici. Quello della produzione Hollywoodiana, tesa al successo di pubblico attraverso una storia gialla, e quello intellettuale europeo, che cerca di scavare i risvolti più umani ed esistenziali di un personaggio di creazione attraverso la vita del suo autore.
Hammett, prodotto da Francis Ford Coppol,a ebbe una gestazione ed una realizzazione difficilissimi: il soggetto viene riscritto innumerevoli volte dal regista, da più sceneggiatori, dal produttore. Quest’ultimo, con il grande impegno finanziario del film Un sogno lungo un giorno (flop al botteghino) era fortemente indebitato. La lavorazione fu interrotta per più di un anno, moltiplicando le spese di una produzione ancora aperta. Alla fine Coppola, ai ferri corti con Wenders, impose riprese in studio e concluse con un montaggio personale, per imporre le sue idee e dare un taglio più commerciale alla pellicola. Hammett, comunque, alla fine non ebbe alcun successo.
Wenders scopre così che lo star system non permette di uscire dalle regole ferree di una sceneggiatura funzionale al mercato e non permette al regista creativo di avere un adeguato spazio di autonomia artistica.
Wenders perde così l'ammirazione che aveva sempre avuto del mito americano e nel suo film, che gira nello stesso periodo, Lo stato delle cose fa una critica spietata del mondo dello spettacolo hollywodiano ed inizia una retromarcia verso un cinema di concezione europea nel quale ha le sue forti radici.
Il mito americano della sua infanzia si spegne, ma ha anche rappresentato una tappa della sua maturità.
Ed il suo ultimo film, La terra dell’abbondanza, non è altro che la sintesi delle cifre delle due più importanti cinematografie mondiali che solo Wenders con la sua esperienza ha potuto fondere.



Regista e teorico del cinema
Wim Wenders



(Lunedì 25 Ottobre 2004)


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