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Nei panni di un killer

La prima volta di Tom Cruise da cattivo

In Collateral di Michael Mann è un sicario psicopatico


di Oriana Maerini


Abbandonato il kimono de L’ultimo samurai Tom Cruise indossa i panni di un killer psicopatico, che deve uccidere cinque persone solo in una notte, nel film Collateral di Michael Mann.
E per questo non esita ad invecchiarsi con un look sale e pepe che lo rende ancora più interessante.
Thomas Cruise Mapother IV, alias Tom Cruise, il divo più potente e pagato di Hollywood, (guadagna più di 15 milioni di dollari a film) ha nuovamente fatto centro.
Non solo è sorprendentemente bravo anche questo nuovo ruolo da cattivo ma, all’ultimo festival di Venezia, ha conquistato i suoi fan con carisma e simpatia e si è intrattenendosi più di un’ora a firmare autografi durante la passerella serale.
Del resto se si pensa alla sua carriera si grida al miracolo. Figlio di un ingegnere elettronico di Syracuse (NY), Cruise ha un passato da studente seminarista scapestrato (a quattordici anni aveva già cambiato ben 15 scuole tra gli Usa ed il Canada per i continui trasferimenti della sua famiglia) ma è riuscito a scalare il firmamento di Hollywood fino alle vette più estreme.
Anche se sognavo di diventare attore, non avrei mai pensato di avere l’opportunità di interpretare un film – ammette candidamente la star più in vista d’America – Da piccolo mi cibavo di cinema. Andavo a vedere qualsiasi cosa: era un modo per fuggire alla monotonia della piccola città in cui vivevo”.
Debutta sul grande schermo a 19 anni, nel 1981, con Taps – squilli di rivolta ed passa dalle fila degli idoli per teenager allo status di vera superstar attraverso scelte generalmente oculate, alternando pellicole populiste (Top Gun, Codice d’onore) a lavori con grandi registi (Oliver Stone in Nato il 4 luglio, Martin Scorsese per Il colore dei soldi e Coppola con I ragazzi della 56 strada). Un mix di interpretazioni che gli regalano un enorme successo di critica e di pubblico.
Oggi Cruise, dopo 20 anni di carriera, è una delle figure più importanti dell’industria dello spettacolo degli States. Non solo come attore, ma anche come produttore: dal ’93 ha realizzato – attraverso la sua casa di produzione Cruise/Wagner productions - numerosi blockbuster (Misson Impossible 2 ha incassato oltre un miliardo di dollari).
Ma, nonostante tanto successo accetta sempre nuove sfide…

Tom Cruise in Collateral


Lei è da sempre considerato il divo più positivo e sorridente di Hollywood, come mai ha deciso di vestire i panni di un cattivo?
Ma non è la prima volta! Ho già interpretato personaggi di dubbia moralità come Dracula in “Intervista con il vampiro” o il maschilista megalomane di “Magnolia”. Scelgo i film non in base alla bontà del personaggio ma a seconda se amo o no la sceneggiatura.
Non mi interessa vestire sempre i panni di eroi senza macchia, mi annoierei.

Si identifica un po’ con questo killer?
Affatto. Ho dovuto studiare a lungo la personalità di questo criminale che porta il caos ovunque vada perché è una persona anti-sociale. L’immedesimazione non è stata semplice perché io sono, al contrario, una persona solare che ama vivere in mezzo alla gente.

Insomma ama condividere tutto con gli altri…
Si, come seguace di Scientology ho sempre pensato che sia importante poter condividere quello che si possiede con gli altri.
Sono consapevole che il mondo va al contrario, che è pieno di storture. Da parte mia cerco di adoperarmi nell’aiuto dei tossicodipendenti, degli alcolisti, degli analfabeti, sempre nel rispetto e nella dignità di ognuno.
Sogno un mondo senza guerre, senza malattie mentali e tossicodipendenze

Quali sono i cattivi che ha amato sul grande schermo?
Soprattutto Brando ne “Il padrino” o in “Apocalypse Now” ma anche De Niro nel film “Promontorio della paura” o Hopkins nel Silenzio degli innocenti.

Ha mai pensato che il suo successo sia stato in qualche modo agevolato dalla sua bellezza?
No, non credo. Non scelgo mai i ruoli dal punto di vista della valorizzazione del mio aspetto fisico.
Ho un istinto viscerale che mi spinge verso i personaggi. Mi piacciono i ruoli-sfida: quelli grazie ai quali posso crescere come attore.
In questo momento mi trovo in una posizione fortunata perché ho la capacità fare i film che voglio girare.
Quando ho iniziato non avrei mai immaginato che questo si sarebbe realizzato, ma è successo. Nonostante ciò quando vado sul set non do nulla per scontato e mi dedico molto alla preparazione del film: ogni performance è diversa dalle altre ed è qualcosa di molto personale.

Cos’è la felicità per Tom Cruise?
La felicità per me è aiutare gli altri.
Come padre, ad esempio, mi dà gioia riuscire a far crescere nel migliore dei modi i miei figli.
Inoltre amo moltissimo il mestiere che faccio: mi piace stare sul set, lavorare duramente e dare tutto me stesso.
Sono fiero di me stesso anche quando riesco a trarre insegnamento dalle lezioni che la vita mi offre e recuperare gli errori, anche se
è molto difficile.

Non perde occasione per venire in Italia a promuovere i suoi film. Ama il nostro paese?
Si, adoro l’Italia e per me venire a Roma è sempre stimolante. È una città la cui bellezza mi toglie il fiato.
Di notte poi è fantastica, c’è un’atmosfera magica, sospesa nel tempo. Le sue piazze, le sue fontane, sono incredibili.
Mi piacerebbe restare trascorre più tempo qui ma i miei impegni di lavoro non me lo permettono.

Quali sono i suoi prossimi impegni?
Sono impegnato a produrre il prossimo lavoro di Cameron Crowe, che dovrebbe intilorasi Elisabethtown; e sto lavorando alla sceneggiatura di Mission Impossible 3 che sarà diretto da Joe Carnahan.



Cruise fa il cattivo
Collateral
Nuova pellicola gioiello di Michael Mann



(Lunedì 18 Ottobre 2004)


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