 Wim Wenders La terra dell'abbondanza L'occhio dell'Europa puntato sull'America
di Pino Moroni I luoghi: Los Angeles, la città felice degli angeli e degli attori dove tra paranoia e piccola beneficenza vive la più alta percentuale di poveri d'America. Trona squallido villaggio del deserto pieno di discariche e di decadenza della natura western. I personaggi: due naufraghi della vita. Zio Paul, astuto e stupido veterano di guerra, e sua nipote Lena, profuga missionaria in un viaggio iniziatico. Entrambi alla ricerca di quello che sono, e che potranno essere, gli americani dopo la guerra attuale.
Il regista: Wim Wenders, l'occhio dell'Europa puntato sull'America, un occhio trapiantato in America con dietro un cervello europeo. La sua grande amicizia con Nicolas Ray e con Michelangelo Antonioni ne sono testimonianza.
Ecco perchè si può percepire meglio che in ogni altro film americano la drammaticità di questo terribile momento americano, la verità sulla paura annichilente di una società che aspetta di riprendersi da uno shock e si rifugia nella incomunicabilità della sua "Death valley " , in un angolo di deserto con croci e roulotte chiamato Trona.
È il ritorno al dopoguerra fine anni '40, quando la paura del comunismo partoriva alieni (L'invasione degli ultracorpi) o nazisti con armi batteriologiche (Il lago in pericolo). Ma è soprattutto il rovesciamento della storia dell' "amico americano" -dello stesso Wenders- perchè qui il buono (la nipote Lena) riesce a far scoprire al cattivo (lo zio Paul) che anche dietro la paura di Bin Laden (nel film un povero pakistano) non c'è nessun complotto mondiale. Ma che l'angosciante attesa di catastrofe è solo paranoia da isolamento culturale.

Michelle Williams in ''La terra dell'abbondanza'' Ed ecco, per ritrovare l'equilibrio perduto e scoprire la relatività della storia, nasce il bisogno di affacciarsi su Ground Zero, per capire la vera dimensione del buco della Grande Mela. E scoprire che ne esce solo un bruco (si permette la licenza biologica), un colibrì sospeso nell'aria come sempre quando una mela matura sta per guastarsi.
Forse è la giovinezza che se ne va in un continente giovane, e che non viene sostituita da una maturità che pretende intensità di pensiero. Purtroppo è il cinema stesso americano che ci fa vedere tanta leggenda (Balla coi lupi, Iliade, King Arthur, Il signore degli anelli) pieni di effetti speciali, di muscoli distesi, e di un infantilismo disarmante.
Per uscire da questa fase forse è necessario prendere atto dei propri limiti e delle proprie ossessioni, ma l'autore Wenders sembra non andare oltre, in attesa -anche lui che vive in America: sta preparando un film con Francis Ford Coppola- di una svolta. Che è quella di una solidarietà, che l'egoismo egoistico americano dovrà un giorno ritrovare.

John Diehl in ''La terra dell'abbondanza''
(Venerdì 15 Ottobre 2004)
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