 Francia, 2004 Due fratelli un film di Jean-Jacques Annaud
di Oriana Maerini Dopo il bellissimo “L’Orso”, Jean-Jacques Annaud torna a parlarci dell’umanità degli animali e lo fa in maniera eccellente. “La religione cattolica ci ha convinti che solo gli uomini hanno un’anima, ma non è così” – dichiara il regista alla conferenza stampa di presentazione. In questa frase è racchiusa tutta la sua volontà di darci lezioni morali attraverso l’osservazione del comportamento animale. Annaud sembra avere una particolare predisposizione alla rappresentare i sentimenti di quelle creature che usiamo chiamare bestie. In questo film ci racconta l’amore fra due tigri, come se fossero due persone. Due tigrotti separati dalla nascita che per il concorso del destino si rincontrano e si riconoscono, proprio quando dovrebbero combattersi. Uno dei due è buono e gentile, l’altro è coraggioso e impavido. La tigre più timida diventerà una stella del circo e verrà chiamata Kumal. La più coraggiosa, invece, diventerà l’adorata compagna del figlio dell’amministratore, che la battezza Sangha, prima di essere consegnata ad un Principe che l’addestrerà ai combattimenti. La fatica del regista per realizzare questo film è stata immane perché, non essendoci effetti speciali, l’addestramento delle tigri ha richiesto tempi lunghissimi. Annaud ha deciso di girare in digitale per evitare tutti gli inconvenienti tipici 35mm, che aveva subito durante le riprese di L’orso. “Quando si riprendono gli animali, - dice il regista - è vitale lasciar correre la macchina da presa per molto tempo, per poter catturare il momento magico”. In questa pellicola il regista francese ha voluto unire sue due passioni: gli animali e l’Asia (di cui si è innamorato fin dai tempi de “L’amante”). Il film è stato girato (per gli esterni) nella giungla, nei pressi dei templi di Angkor. Questa location aveva incanto Annaud, fin dagli anni 90. Girare nei templi ha comportanto grandi difficoltà fra quali quella di trasportare migliaia di sacchetti di sabbia da usare per assorbire le vibrazioni. Oltre a questi paesaggi meravigliosi, ritratti da un’ottima fotografia, Annaud ci ha regalato un saggio di direzione di attori animali che non ha eguali. Le espressioni delle tigri sono assolutamente stupefacenti: sembrano, ridere, piangere, soffrire proprio come vere star del cinema. Insomma si può dire il grande Jean Jacques con il suo cinema “animalesco” abbia inventato un nuovo genere. A metà fra il cartoon stile famiglia e il film d’avventura. Due fratelli è una pellicola da non perdere perché emoziona, commuove e ci fa amare quegli splendidi felini che, a torto, sono state considerate sempre solo bestie feroci. Forse è più feroce l’uomo che le ha sterminate in tutti i continenti. Per questo il film è presentato da una campagna del WWF a favore della salvaguardia delle poche tigri ancora esistenti sul pianeta.
Giudizio: * * *

(Sabato 25 Settembre 2004)
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